Il frammento di una giara getta nuova luce sulla storia del vino. Secondo gli archeologi, infatti, il coccio rinvenuto in un sito non lontano dalla capite georgiana Tblisi faceva parte di un recipiente che conteneva la bevanda alcolica e avrebbe circa 8.000 anni.
Il ritrovamento consente di spostare indietro le lancette del tempo della storia del vino, dal momento che il più antico rinvenimento – fino ad oggi – era stato quello di una giara di 7.000 anni, trovata nella zona dell’attuale Iran.
Nel 2011, invece, in Armenia erano stati scoperti alcuni recipienti per la fermentazione del vino risalenti al 4.000 a.C.
L’importanza del vino
«Il vino aveva un ruolo centrale nelle civiltà dell’epoca – ha spiegato Stephen Batiuk, archeologo della University of Toronto e co-autore dello studio comparso sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) –. Serviva come merce di scambio, come medicina ed era ampiamente impiegato anche durante i riti religiosi».
Come era prodotto
Secondo gli archeologi già 8.000 anni fa l’uva era coltivata appositamente per la produzione della bevanda alcolica. Ma come era prodotto il vino conservato nella giara trovata in Georgia? «Crediamo che i metodi, già allora, non fossero molto diversi da quelli attuali – ha aggiunto il ricercatore –. L’uva era pressata e poi lasciata fermentare, proprio come avviene oggi».
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