Nel lasso di tempo compreso tra il 1970 e il 2012 la popolazione di mammiferi, anfibi, uccelli e rettili è crollata del 58%.
L’undicesima edizione della pubblicazione biennale del WWF Living Planet Report fotografa una situazione allarmante: senza interventi drastici e urgenti la fauna selvatica rischia di crollare di almeno due terzi entro il 2020.
La nuova era insostenibile
Per la prima volta nella storia, l’impatto dell’uomo sulla Terra è stato talmente massiccio da creare un nuovo periodo geologico: l’Antropocene.
Secondo il report, gli obiettivi più imminenti da perseguire riguardano le politiche alimentari ed energetiche, divenute insostenibili.
«Continuando a oltrepassare i limiti biologici e fisici della Terra minacciamo il nostro stesso futuro – ha detto Donatella Bianchi, presidente del WWF Italia –. Questo è un momento decisivo perché siamo ancora in grado di sfruttare le soluzioni per orientare i nostri sistemi alimentari, energetici, dell’economia e della finanza in una direzione più sostenibile. È la natura la vera ricchezza da cui tutti dipendiamo: proteggere adeguatamente l’ambiente richiede un cambio radicale del sistema da parte dei singoli cittadini, delle aziende e dei governi, passando da un approccio miope ad un approccio che valorizzi le generazioni future».
Ripopolazioni ed estinzioni
Il report ha analizzato 14mila popolazioni di vertebrati e complessivamente 3.7000 specie animali.
Ne è emerso che le popolazioni più colpite sono le specie d’acqua dolce: dal 1970 queste sono diminuite dell’81%. Nello stesso periodo, l’indice marino mostra un crollo del 36% della popolazione complessiva.
Tuttavia, non mancano alcuni esempi positivi. È il caso della lince europea (Lynx lynx), un tempo sull’orlo dell’estinzione a causa della perdita del suo habitat e della caccia e oggi, invece, in crescita.
In Europa vivono circa 9.000-10.000 individui di questa specie – vale a dire il 18% della popolazione mondiale complessiva – e questo mostra come in presenza di sforzi congiunti la salvezza della fauna selvatica sia un obiettivo perseguibile.
2020 anno cruciale
«La mano dell’uomo continua a pesare sul declino delle popolazioni di fauna selvatica a livello globale, con un particolare impatto negli habitat d’acqua dolce – ha aggiunto il professor Ken Norris, direttore scientifico della Società Zoologica di Londra –. È importante sottolineare che, tuttavia, si tratta di declino e non ancora di estinzione e questo dovrebbe essere un campanello d’allarme per mettere in atto un Piano Marshall per il recupero di queste popolazioni».
L’anno cruciale è il 2020. Senza alcun cambiamento di rotta la popolazione selvatica rischia di crollare. Tuttavia, questo stesso anno coincide con un traguardo importante: entreranno, infatti, in funzione gli impegni assunti durante la Cop21 dello scorso anno. L’accordo sul clima raggiunto a Parigi potrebbe permettere di compiere una svolta significativa ma, tuttavia, serve un serio impegno congiunto a livello globale.
Il ruolo dell’Italia
Anche il nostro Paese è chiamato a giocare un ruolo da protagonista: secondo il WWF l’Italia deve sviluppare al più presto una strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile.
Inoltre, è necessaria la stesura e l’attuazione di un Piano nazionale di adattamento al cambiamento climatico.