È stato inaugurato a Faenza, all’interno dello stabilimento Caviro Extra, l’impianto produttivo di una nuova tipologia di fertilizzante naturale: l’Ammendante Compostato da scarti della Filiera Agroalimentare (ACFA). Rispetto ai concimi chimici, tale prodotto ha un costo contenuto e fornisce un apporto di sostanza organica e nutrienti ai terreni.
L’impianto, frutto di un investimento di circa 8,5 milioni di euro, ha una capacità produttiva di circa 50.000 tonnellate/annue ed è di proprietà di Enomondo – società partecipata da Caviro Extra ed Herambiente.
Per il 2022 si stima che possano uscire dallo stabilimento faentino complessivamente oltre 130.000 tonnellate di prodotti fertilizzanti destinati all’agricoltura, di cui 75.000 tonnellate costituite dalle tre tipologie di ammendanti: ammendante compostato misto, ammendante compostato verde e ACFA.
«Questo nuovo impianto offre un ulteriore servizio agli agricoltori e ai soci del Gruppo Caviro – spiega Sergio Celotti, Amministratore Delegato di Enomondo –. In un contesto mondiale di aumento considerevole dei prezzi dei fertilizzanti e di scarsa disponibilità degli stessi, mettiamo a disposizione un prodotto naturale, a basso costo, ottenuto dagli scarti della filiera agroalimentare. È un processo che perfeziona la nostra economia circolare, perché restituisce valore alla terra e alla vigna».
Il funzionamento dell’impianto e i benefici per il suolo
All’interno delle navate vengono formate corsie composte da sfalci e potature e digestato proveniente dagli impianti di digestione anaerobica di Caviro Extra, impianti dedicati alla produzione di biogas, che vengono periodicamente rivoltati da una grande macchina “rivolta cumuli”.
Questo processo consente l’aereazione del prodotto e ne agevola la naturale fermentazione (per questo si parla di impianto aerobico). Alla fine il prodotto osserva un periodo di curing e in seguito viene vagliato e approntato per la spedizione.
«L’intero processo avviene all’interno di una struttura di 10.000 metri quadrati, sotto costante aspirazione – aggiunge Giovanni Ferrucci, Responsabile Commerciale di Enomondo –. L’aria viene poi inviata a dei grandi biofiltri per ridurre le emissioni odorigene, un impegno che Caviro ha preso con il Comune di Faenza».
I test per la produzione dell’ACFA sono stati avviati nel 2017, nell’ambito di un progetto seguito dall’Università di Bologna e condotto presso i terreni della Fondazione Navarra di Ferrara. I risultati incoraggianti hanno portato ad avviare l’iter di approvazione di questa nuova tipologia di ammendante da parte del Ministero dell’Agricoltura: dallo scorso 31 maggio l’ACFA è stato ufficialmente riconosciuto con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto 2 febbraio 2022 relativo all’aggiornamento degli allegati 2 e 7 al D.L. 75/2010 recante il «Riordino e revisione delle disciplina in materia di fertilizzanti, a norma dell’articolo 13 della legge 7 luglio 2009, n. 88»
Le prospettive per il futuro
«L’impianto è predisposto per aumentare la produttività a 80.000 tonnellate l’anno, per andare incontro alle crescenti richieste del mercato – aggiunge Ferrucci –. Per il momento l’ammendante si ritira sfuso, ma stiamo già valutando l’avvio della produzione in pellet per facilitare il trasporto e l’utilizzo del compost su determinate colture».
Le prove in campo mostrano che, se utilizzato nel lungo periodo, l’ACFA consente una riduzione di fertilizzante chimico anche del 50%. «Dopo 4 anni di sperimentazioni abbiamo ottenuto un prodotto eccellente, talmente stabilizzato che raggiunge parametri di qualità perfetti in 30 giorni di fermentazione, anziché nei consueti 90 – conclude l’Amministratore Delegato Celotti –. È un prodotto che viene dalla vigna e alla vigna torna, ne rigenera il suolo, consentendo anche alle nuove piante di crescere più sane e con migliori caratteristiche organolettiche».