È di pochi giorni fa l’ultimo di tanti incendi in un impianto di trattamento rifiuti. Questo è divampato nella notte di mercoledì scorso a San Giorgio su Legnano (MI). Le fiamme hanno devastato il deposito di un’azienda che smaltisce rottami metallici.
Le fiamme e una colonna di fumo nero hanno avvolto il capannone, generando un forte rischio di inquinamento atmosferico. Per domare le fiamme, sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del comando provinciale di Milano con diversi mezzi. Non è ancora chiaro come possa essere divampato l’incendio, ma non si esclude il dolo.
È solo l’ultimo di tanti incendi che stanno colpendo soprattutto le aree industrializzate del Nord Italia. Cosa sta succedendo? Non c’è solo la mano di ‘ndrangheta e criminalità organizzata, perché sono in aumento anche gli incendi all’interno di impianti autorizzati. Il fenomeno non è nuovo, è stato già spiegato nel 2018 nella relazione finale della Commissione parlamentare bicamerale d’inchiesta sulle attività connesse al ciclo dei rifiuti (nota come commissione “Ecomafie”).
Le ipotesi che spiegano l’aumento degli eventi possono essere riconducibili a:
- fragilità degli impianti, spesso non dotati di sistemi adeguati di sorveglianza e controllo;
- rarefazione dei controlli sulla gestione che portano a situazioni di sovraccarico degli impianti e quindi di incrementato pericolo di incendio;
- possibilità di sovraccarico di materia non gestibile, che quindi dà luogo a incendi dolosi definiti dalla Commissione “liberatori”, un eufemismo per dire che si ricorre a una soluzione illegale a una non corretta gestione.
Il pericolo della liberalizzazione “selvaggia”
In questo scenario, desta molta preoccupazione la liberalizzazione della filiera di gestione dei rifiuti. Il Disegno di legge sulla Concorrenza, appena approvato all’unanimità dal Consiglio dei ministri, si propone infatti di promuovere l’introduzione di una maggiore concorrenza nella filiera di gestione dei rifiuti. Il pericolo è che un maggiore dinamismo concorrenziale nell’offerta di tali servizi porti a una guerra sui prezzi, con abbassamento della qualità, dei controlli, della sicurezza per i cittadini. I temi di sicurezza della salute e dell’ambiente non possono e non devono essere sottoposti alle leggi del mercato.
La gestione dei rifiuti non domestici in Italia è gestita dal sistema consortile istituito con il Dlgs. 22/97 (Decreto Ronchi) con l’obiettivo di assicurare il riciclo e recupero degli imballaggi sull’intero territorio nazionale, con un controllo e presidio delle politiche di gestione.
Il ministero dell’Ambiente vigila sulle attività dei Consorzi e dei sistemi autonomi che gestiscono le diverse filiere dei rifiuti. Per alcuni flussi di rifiuti la normativa di settore disciplina sistemi di gestione che prevedono Consorzi obbligatori, sistemi autonomi ovvero Centri di coordinamento con funzione di raccordo con gli Enti territoriali.
In questo settore, che non rappresenta solo un interesse economico, ma coinvolge la sicurezza, l’ambiente e la salute dei cittadini, una liberalizzazione troppo spinta potrebbe aprire scenari incontrollabili e inquietanti, anche per il rischio di semplificare anche le infiltrazioni delle ecomafie nella filiera del riciclo.
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