Il picchio nero è il più grande dei picchi europei e frequenta esclusivamente le zone montane prediligendo i boschi d’alto fusto. Sulle Alpi è più numeroso, mentre sugli Appennini la sua presenza è alquanto localizzata. Il tambureggiare potente di questo picchio rappresenta un’autentica colonna sonora dei boschi e ho desiderato tante volte ascoltarla dal vivo, ma le mie escursioni in montagna sono sempre state davvero scarse. Abitando in pianura, il picchio nero l’avevo visto, come si suol dire, soltanto in cartolina. Così, quando un amico della Val di Ledro mi disse che un esemplare di questa specie aveva nidificato in un tronco adiacente a un sentiero frequentato da turisti, rimasi molto meravigliato, perché nel mio immaginario me lo ero raffigurato come animale molto elusivo, una specie di fantasma dei boschi.
È bastato invece appostarsi con il 500 mm a ridosso di un albero e con una rete mimetica infilata addosso come un poncho, per fotografarlo a circa 20 metri di distanza. Il nido era posto abbastanza in alto, ma i saliscendi del terreno hanno permesso di posizionarmi in un punto dove la prospettiva non era poi così tragica. Durante una sequenza di scatti, mentre il maschio imbeccava un giovane, due turisti passarono sul sentiero senza accorgersi di me e del picchio, il quale rimase tranquillo sull’imboccatura del nido nonostante il passaggio della coppia. Quel giorno fui doppiamente fortunato, perché nella stessa mattina i due giovani del nido s’involarono facendosi seguire nel bosco dai genitori. Se avessi tardato di un solo giorno la mia venuta in Val di Ledro mi sarei dovuto accontentare di immortalare qualche scorcio di paesaggio.
Come è stata scattata la foto
Ho usato Nikon D500 con obiettivo 500 mm f/4. Dati tecnici: 1/800 sec; f/6,3; ISO automatici a 3200. Paradossalmente ho faticato molto di più nel fotografare il “più comune” picchio rosso nella campagna intorno a casa mia.ù
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