Trovarsi a tu per tu con un animale selvatico è un qualcosa che smuove, nell’osservatore del Ventunesimo secolo, un misto tra curiosità e irresistibile attrazione.
Figuriamoci poi se il “selvatico”, proveniente dalle remote lande nordiche, non riconosce nell’uomo una minaccia e non è per niente intimorito!
La prima volta che ho avuto la fortuna di incrociare da vicino lo sguardo del gufo di palude stavo percorrendo con un caro amico una di quelle strade desolate e senza fine che caratterizzano la campagna ferrarese.
Nell’aria si vociferava che quell’inverno, a ridosso di Comacchio, vi fosse un’insolita concentrazione di Gufi di palude svernanti. Un evento raro e ben seguito da studiosi e appassionati.
Dopo aver percorso chilometri e chilometri d’asfalto, che in maniera geometrica tagliano in lungo e in largo un paesaggio dominato da campi sconfinati ed esili profili sfumati nella nebbia, il volo dondolante e altalenante di una strana sagoma attira la nostra attenzione, proprio di fianco alla strada che stavamo percorrendo. Molti i sospetti e… pochi istanti dopo, un’unica grande emozione: “il flammeus”! Imbracciamo il teleobiettivo e in una raffica, a 1/1600s e f7,1, ecco congelato quell’indimenticabile sguardo del gufo.
Francesco Grazioli, fotografo e autore
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