Le microplastiche, si sa, rappresentano un grave problema ambientale. Diversi studi internazionali lo documentano. Ma quanto possono essere pericolose per gli esseri viventi? Qual è il reale impatto sugli ecosistemi e sulla salute umana? È quanto indagato dalla ricerca “Microplastiche a Milano: scienza e conoscenza”, realizzata da Fondazione AcquaLAB e dal Dipartimento di Bioscienze dell’Università degli studi di Milano.
L’obiettivo dello studio, recentemente presentato nel corso di un webinar, è stato quello di delineare la presenza e la distribuzione delle microplastiche da un punto di vista qualitativo e quantitativo nei corsi d’acqua che passano dal capoluogo lombardo e di approfondire, mediante esperimenti di laboratorio, le dinamiche legate non solo alla loro ingestione, ma anche alla loro capacità d’infiltrazione nei tessuti e alle loro proprietà tossicologiche.
In particolare, le indagini effettuate su due tipi di organismi molto diffusi negli ecosistemi di acqua dolce europei hanno mostrato che l’esposizione per diversi periodi di tempo alle micro-plastiche ne comporta l’assimilazione. La loro presenza è stata infatti rilevata non solo nelle cavità gastrointestinali, ma anche in diversi tessuti, a dimostrazione del fatto che tali contaminanti sono in grado d’infiltrarsi nell’organismo trasportati dal circolo sanguigno.
Lo studio ha anche evidenziato un’associazione particolarmente allarmante tra la tossicità acuta riscontrata nelle cellule e negli individui e i livelli di inquinamento da plastiche.
La ricerca, tramite analisi effettuate lungo il corso del fiume Lambro e presso il Depuratore di Milano-Nosedo, il primo e più grande impianto di trattamento delle acque reflue della città, ha anche considerato quali e quante plastiche si ritrovano negli ambienti acquatici milanesi nonostante l’elevata efficienza di rimozione (superiore all’80/90%) da parte dei depuratori e l’ulteriore potenziale minaccia costituita dalla deposizione di particelle a livello dei fanghi di depurazione, che possono venire riutilizzati in agricoltura come fertilizzanti.
Scopo ultimo dello studio era ed è quello di identificare le azioni necessarie per limitare le immissioni di microplastiche in ambiente e i relativi costi, auspicando che, come ha precisato Alessandro de Carli, Direttore di Fondazione AquaLAB: «A livello italiano si faccia squadra, perché nei prossimi anni sarà necessario prendere decisioni su questi aspetti e, come Paese, dobbiamo essere pronti per portare la nostra visione basata su evidenze scientifiche condivise».
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