Tutti conosciamo l’inquinamento dell’aria e quello degli oceani; abbiamo un’idea anche dell’inquinamento acustico, specie se lavoriamo in fabbrica o viviamo in una grande metropoli. Ma dell’inquinamento luminoso, cosa sappiamo? C’è coscienza che, oltre a impedire l’osservazione delle stelle, possa anche causare danni?
Le rilevazioni satellitari effettuate dai satelliti meteorologici della U.S. National Oceanic and Atmospheric Administration mostrano che la superficie della Terra illuminata artificialmente sta crescendo del 2% all’anno dal 2012 al 2016. Il tasso d’incremento nei Paesi in via di sviluppo è maggiore di quello delle aree già industrializzate. Non solo, questo dato è sicuramente sottostimato, perché i satelliti di rilevamento non riescono a misurare la luce LED, in particolare quella blu, che si sta invece diffondendo rapidamente in tutto il mondo. Se da un lato le lampade a LED riducono il consumo unitario di energia, la maggior diffusione dell’illuminazione artificiale fa pendere la bilancia verso un’ulteriore crescita del dispendio energetico. Gli unici Paesi che non stanno incrementando la loro emissione luminosa sono quelli già “più luminosi”, come Italia, Spagna, Olanda e Stati Uniti.
Impatto sull’ambiente dell’inquinamento luminoso
Sugli effetti ecologici dell’inquinamento luminoso c’è una generale sottostima: eppure, il ciclo naturale della luce che viene alterato dall’illuminazione artificiale ha effetti su tutto l’ecosistema notturno: il 30% dei vertebrati e il 60% degli invertebrati sono specie notturne; la luce artificiale influisce sulle piante e sui microorganismi; anche il ritmo del sonno dell’uomo viene alterato.
La perdita di oscurità del cielo notturno causa l’alterazione di molteplici equilibri ambientali. Il ciclo della fotosintesi clorofilliana, che le piante svolgono nel corso della notte, subisce alterazioni dovute alle intense fonti luminose che, in qualche modo, ingannano il normale alternarsi di luce e buio. Si pensi anche alle migrazioni degli uccelli, che possono subire deviazioni proprio per effetto dell’intensa illuminazione delle città.
Le riserve celesti
Il riverbero nei cieli dell’illuminazione notturna spegne il cielo stellato così come l’umanità l’ha osservato per millenni. La volta notturna diventa così, come altri habitat a rischio, una “riserva celeste”. Stanno, infatti, nascendo alcune iniziative per preservare un patrimonio naturale che si sta inesorabilmente perdendo, quello dello spettacolo notturno della volta celeste. Negli Stati Uniti è stata istituita la Central Idaho Dark Sky Reserve, una riserva di cielo buio di oltre 3.500 km2 nell’Idaho. È per estensione la terza più grande riserva di cielo buio delle 12 ufficialmente riconosciute nel mondo.
Le 12 riserve di cielo notturno buio
1. Aoraki Mackenzie, Nuova Zelanda
2. Central Idaho Dark Sky Reserve, Stati Uniti
3. Brecon Beacons National Park, Regno Unito
4. Exmoor National Park, Regno Unito
5. Snowdonia National Park, Regno Unito
6. Moore’s Reserve, Regno Unito
7. Kerry, Irlanda
8. Mont-Mégantic, Canada
9. NamibRand Nature Reserve, Namibia
10. Pic du Midi, Francia
11. Rhön, Germania
12. Westhavelland, Germania
E in Italia?
La materia è competenza delle Regioni. Le leggi regionali contro l’inquinamento luminoso definiscono le competenze della Regione e dei Comuni, definiscono i contenuti del Piano Regionale di Prevenzione dell’Inquinamento Luminoso (P.R.P.I.L.) e del Piano Comunale dell’Illuminazione Pubblica.
Sono state approvate in 15 regioni (Lombardia, Emilia-Romagna, Marche, Lazio, Campania, Veneto, Toscana, Piemonte, Valle d’Aosta, Basilicata, Abruzzo, Umbria, Puglia, Friuli-Venezia Giulia, Liguria), ma i criteri tecnici per la limitazione degli effetti dell’eccessiva illuminazione sono stati emanati solo in Lombardia, Marche, Emilia-Romagna, Umbria, Abruzzo, Puglia, Friuli-Venezia Giulia e Liguria.
L’Arpa del Veneto ha prodotto un opuscolo divulgativo che tratta l’inquinamento luminoso sia dal punto di vista tecnico sia legislativo: «Per inquinamento luminoso si intende ogni forma di irradiazione di luce artificiale rivolta direttamente o indirettamente verso la volta celeste. Produce inquinamento luminoso sia l’immissione diretta di flusso luminoso verso l’alto (tramite apparecchi mal progettati, mal costruiti o mal posizionati), sia la diffusione di flusso luminoso riflesso da superfici e oggetti illuminati con intensità eccessive, superiori a quanto necessario ad assicurare la funzionalità e la sicurezza di quanto illuminato.
Ridurre l’inquinamento luminoso non vuol dire spegnere le luci; significa anzi cercare di illuminare in maniera più corretta senza danneggiare le persone e l’ambiente in cui viviamo, operando al contempo un doveroso risparmio energetico».
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