Nonostante sforzi e tentativi è successo quello che non doveva succedere: l’orso Juan Carrito, il plantigrado più fotografato e più famoso d’Italia, secondo forse solo all’orso trentino M49/Papillon, è stato nuovamente catturato. Questa volta per essere trasferito nell’area faunistica di Palena, in cattività, in attesa di poter (forse) essere reimmesso in libertà, secondo quanto dichiarato dal Parco della Majella. Il giovane orso era stato già catturato una volta e portato lontano dai centri abitati, ma in una manciata di giorni Carrito era tornato a Roccaraso, nota stazione turistica famosa per i suoi impianti di risalita. Non solo per vivere nei paraggi ma per compiere diverse incursioni in città, come dimostrano numerosi video, diventati virali sul web.
Un comportamento anomalo, ma non nuovo, per quest’orso che ha dimostrato di non temere l’uomo, pur senza manifestare atteggiamenti aggressivi nei confronti delle persone.
Una storia che parte da lontano
Facciamo un passo indietro, perché la storia di Juan Carito, come era stato battezzato dal direttore del Parco Nazionale Abruzzo, Lazio e Molise, Luciano Sammarone, parte da lontano. Conoscendo la sua vicenda si possono capire i moltissimi accadimenti successivi. L’orso è uno dei quattro cuccioli nati nell’estate del 2020, figli di Amarena, un’orsa confidente che saltuariamente entrava nei paesi per mangiare la frutta dagli alberi e compiere qualche scorribanda.
Conosciuta da tutti, non aggressiva nei confronti dell’uomo, era ben presto diventata famosa nella zona di San Sebastiano dei Marsi, una sorta di attrazione turistica. Il suo comportamento confidente e la sua fama hanno fatto sì che in molti volessero incontrare l’orsa, fare foto e video, scattarsi un selfie con Amarena sullo sfondo. Quella che potrebbe apparire come una bella forma di convivenza fra uomo e orso ha purtroppo innescato un pericoloso effetto domino, che se ancora non ha causato vittime è solo per la tolleranza degli abruzzesi e per l’indole per nulla aggressiva degli orsi marsicani, una sottospecie endemica e preziosa di questa parte d’Italia.
Quando Amarena ha partorito i suoi quattro piccoli, un evento eccezionale per un orso, la pressione delle persone sulla famigliola è diventata fortissima, anche grazie al fatto che essendo l’orsa confidente tendeva a stare troppo vicina agli insediamenti umani. Per un’orsa come Amarena una scelta non casuale, visto che la vicinanza all’abitato la metteva al riparo da sgraditi incontri con gli orsi maschi, che possono arrivare a uccidere i cuccioli per far andare nuovamente in estro la femmina.
Sempre in modo eccezionale Amarena è riuscita a portare tutti i cuccioli al loro primo letargo, senza perderne nemmeno uno, anche se solitamente la mortalità nei piccoli sia molto elevata. Un successo riproduttivo avvenuto nonostante le pressioni antropiche, gli accerchiamenti e le situazioni di pericolo che era stata costretta a affrontare a causa del poco rispetto delle persone.
Un accerchiamento che è durato per tutta l’estate del 2020, nonostante gli sforzi dei Guardia Parco, dei Carabinieri Forestali e della direzione del PNALM, che aveva giustamente interdetto al pubblico delle aree per proteggere gli orsi. Juan Carrito ha vissuto il periodo dell’apprendimento in questo contesto difficile e, contrariamente a quanto accaduto ai suoi fratelli e sorelle, ha imparato a non avere paura dell’uomo. Perché proprio come accade negli esseri umani ogni individuo è diverso per carattere, curiosità e capacità di apprendere.
Carrito, orso confidente con cani e persone
Dopo mesi di contatti più o meno stretti con le persone Carrito ha compreso che gli uomini non erano pericolosi, un grosso errore, e ha cominciato ad avvicinarsi a pollai e fattorie, entrando dei paesi, arrivando a passeggiare nel centro di Roccaraso come se fosse un turista qualsiasi, arrivando anche ad avere atteggiamenti confidenti anche con i cani a passeggio. A nulla sono valse le misure di dissuasione messe in atto per tutto il 2021 dal personale del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, i proiettili di gomma, il radiocollare, la sua cattura e il trasferimento in alta montagna. Per questi giorni era stata prevista una nuova cattura, per non lasciare che l’orso continuasse a girare per Roccaraso, ed evitare incidenti. Operazione che doveva servire per riportare Carrito in alta montagna, sperando in un suo possibile ambientamento in una zona molto lontana dai centri abitati.
Un’idea fallita a causa delle mutate condizioni metereologiche, che hanno causato forti nevicate, impedendo al personale del Parco della Majella di traslocare nuovamente l’animale, in sinergia con il PNALM. Così Carrito dopo la cattura è stato trasferito nell’Area Faunistica dell’Orso di Palena, una struttura di poco più di dieci ettari che dovrebbe rappresentare solo una sosta temporanea, prima del trasloco in montagna.
Nell’area attualmente sono presenti alti tre orsi, non marsicani, provenienti da un progetto di tutela e nati in cattività, quindi non adatti a un reinserimento. L’idea sarebbe quella di rieducarlo ad avere paura dell’uomo per evitare che, una volta liberato, possa ritornare di nuovo a frequentare i paesi. Questo progetto ha però contorni indefiniti, difficili da raggiungere anche se il percorso è stato detto che sarà seguito da esperti internazionali. Sarebbe bello poterne ipotizzare il successo, ma i dubbi sono e restano davvero molti.
L’unica certezza è che il destino di Juan Carrito potrebbe chiudersi in cattività, per colpa degli uomini e per l’inerzia delle amministrazioni comunali, come quella di Roccaraso, che nulla ha fatto per mettere in sicurezza, ancora una volta, i rifiuti alimentari che rappresentano una forte attrattiva per gli orsi, un problema noto e troppo poco considerato. Senza preoccuparsi nemmeno del fatto che in una popolazione come quella marsicana, molto ridotta nei numeri, perdere un esemplare, un giovane maschio, rappresenta un grande danno per la conservazione. Da questa storia, dai contorni preoccupanti, è possibile trarre solo due certezze: non bisogna rendere confidenti gli animali selvatici mettendo del cibo a disposizione ed è sempre necessario rispettarli mantenendo le giuste distanze.
La natura non può essere considerata alla stregua di uno zoo e gli animali selvatici vanno lasciati tranquilli nel loro ambiente, senza continue invasioni di campo: ogni foto, video e indebita pressione possono essere la causa della loro morte o di una sofferta vita in cattività.
SEMPRE INFORMATI!
Per rimanere aggiornato su tutte le news sulla Natura, selezionate dalla nostra redazione, iscriviti alla newsletter di rivistanatura.com
Basta inserire l’indirizzo e-mail nell’apposito modulo qui sotto, accettare la Privacy Policy e cliccare sul bottone “Iscriviti”. Riceverai così sulla tua mail, due volte alla settimana, le migliori notizie di Natura! È gratis e ti puoi disiscrivere in qualsiasi momento, senza impegno
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com