Quando sono riuscito a fermare il tuffo del martin pescatore, come se l’animale fosse immobile nello spazio, mi sono ricordato di Zenone, l’antico filosofo greco famoso per i suoi argomenti contro il moto.
Un esempio di questi è il “paradosso della freccia”, secondo il quale una freccia che ci appare in movimento è in realtà immobile. Infatti, in un determinato istante il dardo occupa uno spazio pari alla sua lunghezza. Poiché il tempo in cui la freccia si muove è fatto di molteplici istanti, per ognuno di questi istanti la freccia sarà immobile.
Il paradosso di Zenone per me è geniale e mi sono divertito a ricordarlo guardando al computer questo scatto, di cui sono particolarmente orgoglioso. Ovviamente ci vuole una buona dose di fortuna per cogliere proprio il l’attimo in cui il becco del martin pescatore incontra l’acqua, però la fortuna è aiutata molto da una reflex che “spara” 11 fotogrammi al secondo e dal fatto di sapere esattamente dove il martin si tufferà. Già, il segreto sta proprio nel far pescare il nostro modello nel punto giusto. Come fare? Io ho circoscritto una piccola pozza ai bordi di uno stagno, con un invitante posatoio, dove il martin, tutti i giorni, si reca per catapultarsi sulle sue piccole prede. Per fermare il movimento, non è bastato l’argomento di Zenone, ma è stato necessario un tempo di posa rapidissimo. Ho usato 1/6400, ottenuto alzando gli ISO a 3200; obiettivo 300 mm f/2,8 su Nikon D500 a 6 metri di distanza.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com