Uno degli organismi più rappresentativi dell’ambiente di marea non può che essere il paguro, piccolo crostaceo che conosciamo tutti e che forse, ancor di più dei granchi, è entrato nel nostro secchiello quando eravamo piccoli. Il rappresentante più conosciuto nell’Alto Adriatico è il paguro diavolo o paguro zampe rosse (fa meno paura chiamarlo così) Clibanarius erythropus, un piccolo organismo che come tutti i suoi cugini paguri ha un guscio molle e che proprio per questo motivo deve proteggere. Protezione che deriva da una conchiglia che cambia contestualmente all’aumentare di dimensioni del suo corpo. Infatti, la conchiglia non è prodotta direttamente dal paguro ma da altri organismi che appartengono al phylum dei molluschi: chiocciole di mare come il cornetto comune (Phorcus turbinatus) o altri molluschi gasteropodi come la torretta comune (Cerithium vulgatum).
Il paguro ha quindi imparato nel tempo a trarre a proprio vantaggio gli elementi presenti nel suo habitat e a usare quindi le conchiglie di molluschi come casa, luogo di protezione dove inserire il proprio delicato corpo. Il suo punto debole, grazie a questo comportamento è diventato un punto di forza, una fortezza inespugnabile dove il paguro si trova al sicuro e protetto dagli attacchi dei predatori. Ma siamo proprio sicuri che l’unica motivazione sia questa?
Uno studio del 2021 coordinato dalla ricercatrice Lena Elisa Dressler, dell’Università di Berlino – Humboldt, ha ipotizzato che per i paguri del genere Clibanarius la scelta della conchiglia sia davvero fondamentale a seconda della fascia di territorio da loro prescelta per vivere. Infatti, tipi diversi di conchiglia offrono protezioni diverse ed è molto importante appropriarsi della giusta cuccia a seconda se si vive nella parte più alta dell’ambiente di marea, dove ci saranno più problematiche relative all’essiccamento e alle alte temperature, o se si vive nella parte più bassa dell’ambiente di marea dove bisogna difendersi dalle predazioni di animali marini.
Per esempio, le conchiglie del genere Cerithium, con una forma molto slanciata, sono le migliori per sopravvivere fuori dall’acqua: grazie alla loro struttura conica allungata hanno, infatti, la possibilità di immagazzinare un grande quantitativo di acqua e grazie alle pareti spesse diminuire il rischio di disseccamento durante l’esposizione all’aria. Al contrario le conchiglie delle chiocciole di mare sono molto più utili in acqua, dove possono offrire maggiore protezione durante le mareggiate e dagli attacchi dei predatori marini come polpi, pesci e granchi.
Queste curiosità scientifiche e molte altre legate al mondo dell’ambiente di marea faranno parte della mostra fotografico-divulgativa del fotografo naturalista e divulgatore scientifico Lorenzo Peter Castelletto che fra poco sarà inaugurata a Trieste.
“Dentro e fuori dall’acqua. L’ambiente di marea dell’Alto Adriatico” è il titolo di questo progetto che verrà esposta al pubblico dal 24 maggio alle ore 17, momento dell’inaugurazione, e che rimarrà in esposizione fino all’11 giugno presso la sala TCC presente all’interno della stazione ferroviaria centrale della città.
La mostra sarà aperta tutti i giorni tranne il lunedì e durante i weekend ci sarà la possibilità di partecipare alle visite guidate coordinate dall’autore e dallo staff del festival “MareDireFare”. Un’occasione ghiottissima per apprendere una marea di nozioni di questo mondo a confine tra terra e mare.
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