La proposta della Commissione Europea di deregolamentare i “nuovi” organismi geneticamente modificati (OGM), ottenuti con l’impiego di tecniche genomiche (NTG), non garantisce la sicurezza e il rispetto dei diritti dei consumatori: lo annunciano sia Greenpeace, sia il WWF.
Secondo Greenpeace, la proposta della Commissione eliminerebbe o indebolirebbe le procedure di sicurezza sui prodotti OGM ottenuti con tecniche di editing genetico (tra cui mutagenesi e cisgenesi), molti dei quali sarebbero esentati dall’etichettatura. Verrebbe posto fine anche al diritto dei governi nazionali di vietare la coltivazione di queste piante geneticamente modificate sul proprio territorio.
«Prima che un OGM possa finire sulle nostre tavole o nei nostri campi deve superare una valutazione scientifica del rischio, avere una tracciabilità ed essere chiaramente etichettato. Le aziende biotech hanno a lungo considerato queste basilari procedure di sicurezza un’inutile seccatura, ma è inconcepibile che la Commissione UE adotti lo stesso approccio» dichiara Federica Ferrario, responsabile della campagna Agricoltura di Greenpeace Italia.
Altre 37 organizzazioni contadine, ambientaliste e del mondo del biologico aderenti alla rete “Coalizione Italia Libera da OGM” denunciano il tentativo di esentare i prodotti delle New Genomic Techniques dalle regole in vigore per gli organismi geneticamente modificati.
La Coalizione chiede agli Europarlamentari italiani e al governo di schierarsi contro questa proposta in tutte le sedi, anche in ossequio alle due sentenze già emesse dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea e alle posizioni contrarie già dichiarate da Austria e Germania.
Le New Genomic Techniques devono essere regolamentate
Le NGT sono equivalenti agli OGM, pertanto devono essere regolamentate come OGM. I produttori devono essere tenuti a valutare il rischio, garantire la tracciabilità lungo tutta la filiera e indicare le modifiche genetiche in etichetta, a salvaguardia delle persone e dell’ambiente.
I prodotti ottenuti con queste nuove tecniche di gene editing (editing genomico) sono attualmente regolati dalla normativa UE sugli OGM che contiene al suo interno misure di salvaguardia, come la valutazione scientifica dei rischi per la salute e per l’ambiente prima di autorizzarne la coltivazione o di immetterli sul mercato. La normativa, inoltre, specifica che i prodotti contenenti OGM debbano essere etichettati in maniera chiara.
Con la sentenza del luglio 2018 la Corte di giustizia europea ha rilevato che i rischi legati alle nuove tecniche di mutagenesi potrebbero essere simili a quelli degli OGM. Per questo motivo, la valutazione del rischio e la tracciabilità sono indispensabili per garantire che i potenziali rischi non si trasformino in danni in assenza di prove scientifiche conclusive.
Una guerra economica a scapito della natura
Inoltre, la possibilità di brevettare le piante NGT aumenterà l’influenza dei colossi dell’agribusiness sulle filiere alimentari, a scapito dei diritti degli agricoltori a conservare, replicare, vendere e scambiare le proprie sementi. Spacciate come strumento di un’agricoltura sostenibile, le NGT si candidano ad essere invece il cavallo di Troia dell’agricoltura industrializzata, che ha contribuito a portare al collasso ecologico i sistemi naturali.
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