La lucciola
La Luna minchionò la Lucciola:
– Sarà l’effetto de l’economia,
ma quel lume che porti è debboluccio …
– Sì, – disse quella – ma la luce è mia!
Ci sono almeno tre aspetti da notare in questa poesia di Trilussa.
Il primo riguarda il fatto che il poeta scrive una brevissima favola in versi, ripercorrendo tematiche già care ad altri autori del passato, come per esempio Esopo; e per farlo non può non rivolgersi al mondo naturale.
Il secondo aspetto da sottolineare è ovviamente la storia in sé, la quale suscita una certa meraviglia: lo stupore che la Natura ci riserva sempre. È vero, la lucciola è molto piccola, eppure si illumina, emana luce ed è in grado di farlo in autonomia; la Luna no.
Mentre il terzo aspetto è quasi angosciante: stiamo dimenticando la luce delle lucciole? Troppa luce artificiale? Le vediamo ancora le lucciole? O le abbiamo perse per l’effetto de l’economia? Riconosciamo quelle numerose lucine in mezzo al bosco oppure siamo accecati dai lampioni? I nostri occhi sono forse diventati insensibili …
Eppure, la soluzione potrebbe essere la lucciola stessa: spegniamo i monitor, mettiamo da parte gli smartphone, perché da qualche parte, una lucciola aspetta.
La meraviglia: l’uomo è in grado di compiere grandi cose, eppure non ha la capacità innata di una lucciola. Tutto ha un suo perché.