In un momento in cui tutti i nostri politici sembrano essere diventati improvvisamente ecologisti e si sta pensando a un Ministero della Transizione Ecologica al posto del Ministero dell’Ambiente, ritenuto ormai obsoleto (pessima idea!), la Commissione Ambiente della Camera ha ricevuto il 9 febbraio le principali associazione ambientaliste per parlare del famoso Recovery Plan italiano. Ovvero quel programma di rilancio dell’economia che, attraverso i fondi europei, dovrebbe portare un sacco di soldi nel nostro Paese.
Ebbene in questa audizione si è parlato molto di sviluppo “ecocompatibile”, di risorse, di ambiente in generale, di buoni sentimenti, ma in realtà assai poco di Natura vera, ovvero di biodiversità, flora, fauna, ecosistemi ed aree protette.
Le carenze del Recovery Plan italiano
Come ha evidenziato la LIPU, ovvero l’associazione forse più impegnata su questo fronte, l’assenza della biodiversità dal Recovery Plan italiano è un fatto grave e incomprensibile. Per cercare, dunque, di recuperare questa carenza, l’Associazione con sede nazionale a Parma ha proposto di inserire un capitolo aggiuntivo alla “Missione 2” del Piano, suggerendo di rinominarlo “Conservazione della biodiversità e restauro degli ecosistemi”, e che dovrebbe contenere (almeno) cinque linee di azione:
- un vasto programma di restauro degli habitat degradati, tra cui zone umide e corsi d’acqua, e di creazione di reti per la connettività degli ecosistemi;
- l’implementazione delle direttive Natura e la piena gestione dei siti Natura 2000 (il Piano cita 82 volte la parola “rete” ma mai la rete Natura 2000);
- un programma d’azione per impedire l’estinzione di specie animali e vegetali minacciate su scala nazionale (ce ne sono tante);
- una grande opera di valorizzazione della natura italiana, attraverso la rimozione dei principali fattori ostativi (come ad esempio il bracconaggio e gli sfregi al paesaggio) e la promozione delle migliori pratiche naturalistiche, per un turismo gentile e sostenibile (bird/bio-watching, i grandi itinerari naturalistici, ecc.);
- azioni per la biodiversità marina, in particolare finalizzate a una gestione più sostenibile della pesca commerciale e alla riduzione delle catture accidentali (bycatch) di specie protette.
È dunque fondamentale che il Parlamento e il Governo correggano il Piano e affermino, non solo a parole ma con fatti concreti, che la Natura italiana è importante.
E se ciò non viene fatto ora all’interno del Recovery Plan, un programma che si dice incentrato tutto sull’ambiente, tanto da chiamarsi Green New Deal, quando mai ciò si potrà più fare?
Qui si sta giocando davvero non solo la residua credibilità della nostra classe politica, ma anche il futuro della tutela della Natura e del Paesaggio del nostro Paese.
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