Anche i piccoli di squalo bianco (Carcharodon carcharias) vanno all’asilo nido. Una ricerca scientifica coordinata dal National Marine Fisheries Service di Gloucester (MA, U.S.A.) e con la collaborazione di altre importanti istituzioni americane tra cui OCEARCH, ha messo in luce le abitudini di giovanissimi esemplari di squalo bianco attraverso la combinazione di rilevamenti satellitari e tecnologie acustiche nell’Atlantico nord-occidentale. Lo studio è stato pubblicato pochi giorni fa sulla prestigiosa rivista Scientific Reports.
La ricerca
Ricerche precedenti avevano già messo in luce come al largo del New York Bight – l’ampia rientranza costiera che va da Cape May a sud, fino a Long Island a nord – si registrassero frequenti osservazioni di giovani esemplari di squalo bianco. Tuttavia, per dimostrare che la regione svolgesse da ‘asilo nido’ o addirittura da nursery, secondo i biologi andavano soddisfatte almeno tre condizioni: i) frequenza di osservazione maggiore nell’area in questione, rispetto a zone limitrofe; ii) ricorrenza annuale nelle osservazioni; iii) permanenza dei giovani esemplari nell’area per periodi prolungati. Se i primi due punti erano stati confermati dagli studi precedenti, il terzo punto invece è stato l’oggetto principale della ricerca pubblicata a luglio. Gli studiosi hanno utilizzato dei tag satellitari e acustici che sono stati applicati su 10 giovani squali con dimensioni comprese tra 138 e 166 centimetri, pescati e rilasciati in mare al largo di Long Island (New York). I dati satellitari, consultabili pubblicamente sul sito di OCEARCH, mostrano come durante il periodo agosto-ottobre i giovani squali rimangano al largo di Long Island (e dunque all’interno della New York Bight) nuotando parallelamente alla linea di costa e tenendosi in acque poco profonde (5 – 75 m). Non è chiaro se il parto avvenga nelle stesse acque, ma pare che i piccoli di squalo bianco entrino nella regione pochi mesi dopo essere venuti alla luce, e qui passano la prima estate della loro vita. La zona, caratterizzata da una bassa profondità e dalla presenza di cibo, offre inoltre un riparo dai grandi predatori pelagici che nuotano più al largo. In tardo autunno i giovani squaletti migrano verso sud ed in particolare verso le acque della Carolina del nord e della Carolina del sud, seguendo sempre la linea di costa e mantenendosi dunque in acque poco profonde. Alcuni individui sono visti ritornare nelle acque della New York Bight a fine primavera: un comportamento che dimostrerebbe un certo grado di fedeltà all’area di ‘nursery’ nei primi anni di vita.
Il pericolo viene dall’uomo
In questa regione densamente popolata, i giovani squali bianchi sono esposti a significativi impatti antropici come la pesca accidentale e intensiva, ed il degrado dell’habitat costiero. Poiché i tassi di sopravvivenza giovanile sono determinanti per la sostenibilità della popolazione a lungo termine, appare chiaro come siano necessarie ulteriori ricerche per valutare gli impatti potenziali delle attività umane sulla popolazione di squali bianchi dell’Atlantico nord-occidentale e soprattutto sulla loro fase di vita in cui sono più vulnerabili. Allo stesso modo è necessario attivare delle misure di protezione per garantire la permanenza dei grandi predatori nei mari del mondo, senza i quali la vita sottomarina potrebbe avere catastrofiche conseguenze.
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