Il mattino avrà anche l’oro in bocca, ma per il nostro orologio biologico svegliarsi presto è una vera condanna.
A sostenere la tesi dei dormiglioni ora ci si mette anche la comunità scientifica internazionale.
Il nostro orologio biologico segue un determinato ciclo dal quale dipendono non solo le ore di sonno e di veglia, ma anche i picchi metabolici e cognitivi. E cominciare la giornata lavorativa prima delle 10 risulterebbe innaturale.
La tesi è stata esposta nel corso del British Science Festival, tenutosi a Bradford.
Secondo il dottor Paul Kelly, a uscire maggiormente traumatizzati da questa forzatura dei ritmi sarebbero gli adolescenti che, stando alle sue ricerche, ogni giorno si privano di ben due ore di prezioso sonno, non senza che questo abbia ricadute enormi sull’efficienza del sistema scolastico e sull’economia inglese.
Assieme ai colleghi dell’università di Oxford, Kelly sta lavorando al progetto “Teensleep”, che prenderà il via nei primi mesi del prossimo anno e che vedrà coinvolti un centinaio di teenager inglesi.
“La maggior parte delle persone ricorrono alla sveglia per alzarsi e questo perché i ritmi di vita non permettono di dare ascolto al nostro orologio biologico – ha spiegato Kelly-. Nella fascia di età compresa tra i 10 e i 55 anni il nostro corpo reagisce in maniera controproducente quando ci si sveglia presto”.
Quali sono dunque gli orari migliori per iniziare a dedicarsi alle attività quotidiane? Sempre secondo Kelly, per assecondare al meglio il ritmo cardiaco dei giovani di età compresa tra i 14 e i 24 anni, la campanella dovrebbe suonare alle 10, mentre le lezioni universitarie dovrebbero cominciare non prima delle 11.
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