L’assessore regionale Fabio Rolfi è riuscito a far varare dal Consiglio Regionale della Lombardia una nuova legge regionale, che consentirebbe di mettere in atto interventi di controllo più capillari per il contenimento della popolazione delle nutrie. Secondo il parere dell’assessore e quello delle organizzazioni agricole servono costanti abbattimenti per contenere i danni provocati dalla nutria, che spesso viene ritenuta responsabile anche di problemi che non sono causati dalla sua presenza.
Negli ultimi decenni la nutria è diventata il capro espiatorio per una serie di problematiche ambientali e di sicurezza di corsi d’acqua e strade che andrebbero risolti in altro modo.
La presenza delle nutrie nel nostro Paese è stata causata, nel dopoguerra, dalla creazione di allevamenti destinati alla produzione di pellicce di quello che veniva commercialmente chiamato “castorino”. Più economica del castoro la pelliccia di nutria diventò un’alternativa alle altre specie, ben più costose, consentendo in quegli anni una grande diffusione di questi capi nella fascia meno abbiente della popolazione.
Con il passare del tempo la popolarità delle pellicce ebbe un grande declino, anche a seguito delle campagne promosse dalle associazioni per i diritti degli animali, e l’allevamento di nutrie divenne antieconomico, tanto da portare alla chiusura di tutti gli allevamenti.
Ma oramai il danno era fatto perché alcuni di questi animali furono liberati dagli allevamenti in chiusura, altri scapparono adattandosi molto rapidamente a un ambiente simile a quello del Sud America, nel quale vivevano in zone caratterizzate da corsi d’acqua e zone umide.
Ma si sa che questo tipo di danni vanno prevenuti, essendo difficili da sanare nel momento in cui la specie si adatta all’ambiente del Paese che ha deciso, con poca attenzione ai possibili pericoli di importarla.
Quando la consistenza di queste popolazioni non è più costituita da piccoli nuclei isolati il problema diventa insanabile, con conseguente presenza capillare di soggetti che non è più pensabile poter eradicare.
Nel tempo alla nutria sono stati addebitati ogni sorta di problemi, quasi tutti rivelatisi falsi o comunque non così invasivi e dannosi come certa politica e, purtroppo, anche certa scienza ha cercato di accreditare.
In questi anni le nutrie sono state oggetto di ogni tipo di persecuzione e sono state abbattute, legalmente o illegalmente, in milioni di esemplari. Senza che questa carneficina portasse a una contrazione della presenza della specie, creando un volano non virtuoso, dove venivano letteralmente gettati altrettanti milioni di denaro pubblico.
La logica della gestione delle popolazioni di questo roditore non è passata, nonostante gli studi fatti, attraverso l’aumento della resilienza ambientale ma sempre e soltanto con il loro abbattimento, con tecniche spesso al limite del maltrattamento, creando grandi problemi anche per lo smaltimento degli animali uccisi, che molto spesso hanno portato alla commissione di reati ambientali.
Da tempo sono stati effettuati studi su alternative all’abbattimento che consentirebbero di tenere sotto controllo le dinamiche delle popolazioni in modo più ecologico e eticamente accettabile. Uno compiuto da Cristina Marchetti, veterinario dell’Università di Parma e altri, sul supposto pericolo della nutria e sulla gestione e altri citati nelle osservazioni depositate da Giuseppe Monticelli, esperto del settore, presso il Ministero dell’Ambiente.
La politica però è molto sensibile alle proteste di due categorie molto fedeli, che sono sempre disponibili a dare il voto a chi difende i loro interessi: agricoltori e mondo venatorio. Per questo puntualmente, dopo ogni protesta che arrivi dal mondo agricolo le politiche della Regione Lombardia cercano di dare un contentino a chi chiede il controllo degli animali.
In Italia la gestione faunistica, compresa quella degli animali alloctoni invasivi, avviene sempre e solo attraverso metodi cruenti, che vanno dal trappolaggio, come nel caso delle nutrie, all’abbattimento a colpi di fucile.
Ora la Regione Lombardia, con un provvedimento che potrebbe essere oggetto di impugnazioni essendo in contrasto con la normativa nazionale, ha stanziato 500.000 euro per estendere la possibilità di far ricorso a soggetti privati per cattura e uccisione delle nutrie. Un allargamento che non potrà essere risolutivo, drenerà soldi pubblici e aumenterà le possibilità di maltrattamenti durante le operazioni di cattura degli animali, che saranno poi abbattuti o con il gas o con pistole ad aria compressa. Le polemiche su questa nuova normativa sono appena iniziate e c’è da star sicuri che presto approderanno nelle aule dei tribunali amministrativi.
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