La civetta Athene noctua è il più comune tra i rapaci notturni italiani, vive un po’ ovunque nella nostra penisola senza superare i 1000 metri di quota e ama sovente la convivenza con l’uomo.
Per questo motivo molti di noi, almeno una volta nella vita, hanno ascoltato il suo canto e l’hanno osservata, in volo o posata.
La sua adattabilità nella scelta dei siti riproduttivi ha permesso a questo piccolo predatore alato di nidificare facilmente in case, campanili, torri, monumenti, ma in alcune regioni italiane, come Basilicata, Puglia, Sicilia e Sardegna la civetta si riproduce sul terreno, sfruttando gli accumuli di pietre dei muri a secco, che spesso segnavano i confini dei terreni di pascolo degli ovini.
Se visiterete la Sardegna non dovrete stupirvi se farete qualche osservazione di queste simpatiche predatrici alate posate sul terreno, intere famiglie di civetta intente a banchettare con grilli, cavallette e coleotteri sull’apice dei cumuli di pietra. Questa loro abilità nell’adeguarsi a diversi ecosistemi trova in Sardegna un legame prezioso e diretto con la pastorizia. Tanto che il mantenimento di questi terreni a pascolo costituisce una tutela diretta all’ambiente delle civette, che i sardi amano chiamare cuccumiao. Forse i pastori sardi nemmeno lo sanno di essere preziosi custodi delle civette.
Se pensiamo che prima di ampliare la sua distribuzione in Europa la civetta era originaria del medio oriente e trovava il suo habitat nel deserto sassoso (hammada), possiamo dire che in Sardegna questo rapace è un po’ come tornato a casa!
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