Nel 2010 veniva istituito “per la prima volta” il Parco dei Monti Sicani: “prima volta” perché dal 2010 al 2019 il Parco è stato istituito e de-istituito per ben tre volte dal TAR Sicilia, con la motivazione di una cattiva perimetrazione della sua area dello.
Il Parco dei Monti Sicani comprende un’area di 43.687 ettari, suddivisa tra 12 comuni a cavallo delle province di Palermo e Agrigento. Il complesso di entità della flora, così come le associazioni vegetali e la vastità complessiva delle foreste (circa 20.000 ha) fanno del territorio del Parco dei Monti Sicani una straordinaria riserva di biodiversità, con gli habitat tipici delle aree dal clima Mediterraneo-temperato, ma anche un vasto contingente di specie vegetali più spiccatamente montane, tipiche di ambiti più umidi e freschi.
Quando, nel dicembre 2014, l’Assessorato Regionale Territorio e Ambiente riceve il terzo avallo dalla Commissione Ambiente e dal CRPPN per la re-istituzione del Parco, viene nominato il commissario e, nel mese successivo, viene assegnata una delle due sedi ufficiali a Palazzo Adriano.
Viene lanciato il marchio “Parco dei Monti Sicani” per la promozione territoriale e, nel 2018, nominato commissario Luca Gazzara, sono stati attivati diversi filoni di ricerca tra cui una sul tartufo e un’altra sui geositi, nonché dei protocolli d’intesa con il dipartimento di Agraria dell’Università di Palermo e con l’Orto Botanico. Inoltre, sono stati ottenuti 500mila euro per il ripristino ambientale nelle zone danneggiate dagli incendi e un altro milione e mezzo è legato ad altri progetti che potrebbero a breve sbloccarsi.
Tutte queste risorse rischiano di sfumare a causa del terzo annullamento, avvenuto il 23 luglio 2019. Questa la forte denuncia del WWF siciliano.
La motivazione? All’interno del perimetro del Parco ricadono delle cave di estrazione di inerti, i cui interessi economici collimano, ovviamente, con quelli del Parco: i proprietari hanno fatto ricorso e hanno vinto. A questo si aggiungono anche alcuni coltivatori di aree seminative e perché no, le associazioni di cacciatori. Tutto questo è accaduto nel silenzio più totale.
La soluzione potrebbe essere la riperimetrazione dell’area, attività di cui si dovrebbe occupare l’Ente Gestore… ma che adesso non esiste più.
Così, mentre la Sicilia brucia, la Regione rinuncia, di fatto, ai fondi ottenuti dal Parco per riforestare aree già incendiate.