Quella che vi racconto sembra una storia inventata, quasi da incubo. Invece è reale, al punto da diventare oggetto di uno studio scientifico pubblicato su European Journal of Wildlife Research da un gruppo di ricerca polacco. Protagonisti, due lupi, uccisi. Un maschio e una femmina, rispettivamente di 1 e 2 anni abbattuti per aver attaccato delle persone. I ricercatori hanno voluto indagare sulle cause degli attacchi e così, attraverso analisi genetiche, camere trap, tracking e interviste sono riusciti a capire perché questi lupi fossero così aggressivi nei confronti dell’essere umano.
Ma facciamo un paio di passi indietro
Rispetto ad altre specie, i grandi carnivori attaccano raramente le persone. Purtroppo, però, quando accade, l’eccessiva attenzione mediatica che ricevono può minare gli sforzi a lungo termine per la loro conservazione.
Gli attacchi dei lupi, nello specifico, sono estremamente rari e le descrizioni storiche spesso non forniscono informazioni affidabili a causa di errori di registrazione, esagerazioni e problemi di traduzione.
Inoltre, le testimonianze sono influenzate da numerosi fattori psicologici e ambientali, oltre che culturali e, in assenza di prove scientifiche e oggettive, la paura sociale dei grandi carnivori è spesso frutto di leggende o racconti popolari basati sul passa-parola.
Pertanto, la nostra comprensione degli incontri aggressivi tra lupo e uomo è in gran parte basata su dati aneddotici.
Tornando alla nostra storia da incubo, entrambi i lupi erano giovani e anche se questi animali di solito si tengono a distanza dagli insediamenti umani, gli individui giovani o in dispersione hanno maggiori probabilità di avvicinarsi alle case rispetto agli adulti territoriali. Nonostante questo, anche i giovani lupi in genere non mostrano un comportamento confidente verso le persone e non cercano cibo tra le case.
I “nostri” due lupi, però, erano stati visti più volte vagare tra i paesini in cerca di cibo. Un comportamento insolito ricollegabile a un precedente contatto con gli umani. Dalle fototrappole sì è osservato che entrambi i lupi mostravano comportamenti tipici di individui alimentati e abituati alle persone. Per altro, la femmina è risultata obesa.
Un’altra spiegazione potrebbe essere l’abitudine dei due lupi a frequentare luoghi di esca per grandi carnivori, affittati a fotografi e osservatori della fauna selvatica per scattare fotografie naturalistiche… che di naturale non hanno nulla. L’associazione uomo – foraggiamento è una ragione molto plausibile per spiegare la comparsa nelle vicinanze di insediamenti umani dei due giovani lupi. Tutto ciò, combinato alla mancanza di azioni da parte della popolazione, ha sviluppato e rafforzato nei lupi l’abituazione agli uomini, percepiti come fonte di approvvigionamento, l’assuefazione e di conseguenza il loro comportamento audace.
Un messaggio di rispetto
Ma la triste storia di questi lupi uccisi e delle persone attaccate non può finire qui. C’è bisogno di una morale, che come sempre è un messaggio di rispetto e di riguardo nei confronti di animali e Natura, già sufficientemente in difficoltà. La convivenza con i grandi carnivori è un tema di fondamentale importanza e anche tra i più spinosi per chi si occupa di tutela faunistica e ambientale. Le relazioni tra uomo e animali selvatici sono troppo spesso al limite della domesticazione, per egoismo, diletto o ignoranza. Diventa quindi basilare un’educazione di massa alle regole di coesistenza con i grandi carnivori, basata sulla conoscenza scientifica e l’ecologia di questi animali, attraverso cui spiegare le differenze tra comportamento naturale e innaturale, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e i corretti comportamenti da attuare in caso di incontro.
È troppo facile alimentare gli animali selvatici, scattare foto con loro, vivere l’emozione di averli vicini e poi ucciderli se questi, un giorno, seguendo la loro indole, ci attaccano perché ormai hanno perso la paura nei nostri confronti.
E allora è ora di ripensare al nostro rapporto con la Natura selvatica. E di ricominciare da capo.