Dopo la descrizione di Giovanni, ecco il secondo racconto, la storia dell’apicoltore Savino, tratto dal libro di Diego Pagani (Presidente del Conapi, il Consorzio nazionale del miele) dedicato ai ritratti di persone speciali, e un po’ originali, che fanno di mestiere gli apicoltori. Buona lettura
di Diego Pagani
«Savino è un uomo di mare che è una cosa un po’ strana da capire per me. Io vengo da una delle poche regioni che non ha uno sbocco sul mare, che in Italia, per come è conformata, lo sbocco sul mare ce l’han quasi tutti. Oh, ce l’ha anche il Molise… e non aggiungo altro, non aggiungo.
Ho conosciuto Savino nel 2006, in realtà lo avevo già visto, era presente a tutti i convegni ai quali partecipavo. Imbacuccato in un piumino nero sempre in fondo alla sala a prendere appunti. Un giorno lo vedo arrivare nel cortile della Cooperativa e chiedo agli altri consiglieri con i quali stavo perché fosse venuto. Ne venne fuori che gli avremmo fatto un colloquio per l’ammissione come socio, l’opportunità gli veniva data dal fatto che in Puglia non avevamo soci ed era un territorio che ci pareva interessante. Per contro lui produceva pappa reale, e basta.
Dopo quel fugace incontro ho avuto modo di frequentarlo, conoscerlo meglio, siamo diventati amici e un pezzo alla volta mi ha regalato la sua storia. Una storia che vale la pena di raccontare.
La sua famiglia è di Andria, cittadina a ridosso della Murgia in Puglia e si occupava di abbigliamento. L’azienda era gestita da suo padre e suo zio e negli anni ottanta erano arrivati ad avere una trentina di dipendenti. Poi, una serie di eventi fa precipitare l’azienda di famiglia trascinandola al fallimento con sequestro degli immobili, fabbrica ed abitazione nella quale stava tutta la famiglia. Savino mi dice sempre che suo padre lo ha sempre protetto non facendogli firmare documenti ed assegni concentrando la responsabilità su se stesso senza coinvolgere nessun altro.
In seguito a questi eventi arriva la depressione e lunghi periodi senza trovare le motivazioni per alzarsi al mattino o per uscire di casa. Quando ti mancano le prospettive, e ti mancano i soldi per fare qualsiasi cosa, anche la più banale e scontata, non è semplice alzarsi. Molto più facile che ci si adagi sul fondo anche se non hai più niente da raschiare. Si chiude da allora tra quattro pareti in solitudine, solo che bisogna saperci stare in groppa a quella solitudine. Le forze, gli impeti, i ricordi, vanno alla carica, si buttano, sparacchiano a caso, si sfogano contro fantasmi, armate inesistenti. Gli occhi ancora pieni di tutto, e niente più intorno. Soli, inchiodati a uno scoglio. Divorati dal ricordo. Divorati da sé.
Per gli altri semplicemente spariva. Quando c’era, c’era del tutto, quando non c’era, non c’era più per nessuno.
In quel periodo era già fidanzato con Elena che poi è diventata sua moglie e faceva la restauratrice di opere d’arte. C’e anche da dire che Savino cita in continuazione motti e detti popolari, che è una cosa che fa molto ridere.
Dicevo, un giorno stava da Elena e la sua futura suocera (perché “non tutte le suocere vengono per nuocere”), li manda a comprare il miele in un mercatino dei produttori. E lì conosce questa apicoltrice di Ruvo di Puglia che esponeva i suoi prodotti e una serie di fotografie relative al suo lavoro. Lui le parla, fa delle domande e si rigira tra le mani quelle foto di favi, api, regine, propoli campi e sole.
Se ne vanno e fatti pochi metri Savino si ferma, guarda Elena e le dice: “Ho deciso, questo diventerà il mio mestiere”.
Nella vita delle persone c’è sempre un istante decisivo, e per lui fu quella volta, camminando per le strade di Andria con le auto che cominciavano ad intasare le strade, il sole obliquo alle loro spalle. Lancia un’occhiata agli autisti delle macchine. Sembravano infelici. La gente è nervosa, presa in trappola. Sulla difensiva con la vaga sensazione di stare sprecando la propria vita. E lì, in quel momento, ha una stranissima sensazione. Si sente come se fosse l’unico essere umano vivo al mondo. Persino il suo cervello sorride. E tutto il suo corpo sembra dire grazie, grazie, grazie.
Dopo quel giorno compra due arnie usate su internet, inizia ad aiutare l’apicoltrice di Ruvo a fare i trasporti delle colonie ed alla fine della stagione lei per ringraziarlo gli regala due sciami con cui popolare le sue casse.
Da qui comincia a passare i due anni successivi investendo in formazione, ogni euro, ogni minuto vengono impiegati per comprendere più cose possibili di questo strano mondo. Si susseguono i viaggi in treno i convegni, i corsi ed i quaderni fitti di appunti cominciano ad accumularsi. Nei viaggi di ritorno riguarda gli appunti che sembrano un insieme di informazioni incomprensibili e apparentemente slegate tra di loro e pensa che tutto quello che aveva in tasca è stato investito per un biglietto ferroviario per avere in mano un codice indecifrabile al pari del manoscritto Voynich, e che forse avrebbe fatto meglio a portare fuori a cena Elena…»
Il racconto della sua vita prosegue in Ritratti di gente invisibile…
Nota: “Oggi Savino è probabilmente il primo produttore di pappa reale in Europa”.
Tratto dal volume Ritratti di gente invisibile, Edizioni Pendragon 2020, per gentile concessione dell’editore.
Prezzo: € 15,00, pag. 143
Per chi fosse interessato all’acquisto, il volume in questo periodo di chiusura delle librerie può essere ordinato direttamente all’editore che lo spedirà al solo prezzo di copertina senza aggiunta delle spese di trasporto.
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