Senza entrare negli attuali drammatici aspetti bellici, chi cerca di approfondire la questione Ucraina si imbatte quasi subito in un dato palese: la grande disponibilità di risorse naturali, in un Paese grande quasi come mezza Europa.
Gas, carbone, petrolio, ferro, terre rare, grano, zootecnia sono presenti in grandi quantità, tanto da aver suscitato da tempo l’interesse di numerose compagnie occidentali, soprattutto dopo la caduta dell’URSS. Come esempio significativo ricordiamo il contratto cinquantennale prolungabile nel tempo (!), siglato nel gennaio 2014 tra il governo di Kiev e le multinazionali Chevron e Shell per l’estrazione di gas di scisto nelle regioni orientali del Paese (proprio quelle che oggi sono luogo di conflitto tra autonomisti ed esercito ucraino), che prevedeva tra l’altro la deportazione coatta della popolazione in altre regioni per favorire le procedure di estrazione.
Ma esiste forse una risorsa ancor più preziosa, sulla quale i rapaci stranieri (occidentali, ma anche russi e, forse, cinesi) hanno messo gli occhi: la fertilissima “terra nera” dell’Ucraina.
Si tratta di un raro e particolare tipo di suolo, chiamato localmente “černozëm” che si trova soltanto in pochissime zone al mondo: una di questa comprende appunto l’Ucraina, oltre che una parte della Moldavia e della Russia. È un terreno a elevata componente organica, stabilizzata dalla presenza di calcio, grazie alla sua alta percentuale di humus (dal 7 al 15%) e alle elevate percentuali di acidi fosforici, fosforo e ammoniaca. Ovvero un suolo con un‘altissima fertilità naturale nata dalla particolare formazione di questi terreni (spessi anche 200 cm) e che permette di conseguenza una resa agricola molto elevata.
I černozëm si sviluppano tipicamente in ambienti di steppa e prateria, caratterizzati da clima continentale con inverni più o meno freddi e secchi, seguiti da estati calde o moderatamente calde e discretamente piovose.
È questo il vero capitale, non rinnovabile, dell’Ucraina ed è attorno ad esso, forse ancor più che al gas e al petrolio, che si stanno giocando enormi interessi economici e politici.
Infatti, nonostante una moratoria iniziale del governo sulla vendita di terreni a stranieri, le multinazionali agro-alimentari sono riuscite a rovesciare a loro favore la situazione, acquistando ampie estensioni di terra “nera” ucraina approfittando dell’instabilità politica di questo Paese e alle sue ripetute crisi economiche, oltre che alle pressioni esercitate dall’Unione Europea (anche in vista di un possibile ingresso dell’Ucraina nella UE) per la “liberalizzazione” dell’agricoltura locale, dove tra l’altro gli OGM sono stati ufficialmente messi al bando nell’era della presidenza Yanukovich.
Tutte considerazioni che, se approfondite, ci aiuterebbero forse a capire meglio l’origine di questa “strana” e inaspettata guerra.
SEMPRE INFORMATI!
Per rimanere aggiornato su tutte le news sulla Natura, selezionate dalla nostra redazione, iscriviti alla newsletter di rivistanatura.com
Basta inserire l’indirizzo e-mail nell’apposito modulo qui sotto, accettare la Privacy Policy e cliccare sul bottone “Iscriviti”. Riceverai così sulla tua mail, due volte alla settimana, le migliori notizie di Natura! È gratis e ti puoi disiscrivere in qualsiasi momento, senza impegno
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com