Non sempre le grandi scoperte scientifiche nascono dal duro lavoro e dalla dedizione. In certi casi anche la fortuna può giocare un ruolo fondamentale. E così fu per il paleoantropologo Andrew Hill che, in un momento di gioco, scoprì una delle più importanti testimonianze fossili dell’antica storia dei progenitori dell’uomo.
Correva l’anno 1976 e il giovane scienziato, che faceva parte di un team di ricerca guidato dalla celebre Mary Leakey, si trovava a Laetoli in Tanzania. Il sito era stato selezionato come potenziale luogo di origine di alcuni tra gli ominidi più antichi. In una pausa dal lavoro, i ricercatori si dedicarono a un insolito passatempo: lanciarsi palle di sterco di elefante!
Accucciandosi per evitare un tiro insidioso, Hill vide un insolito strato roccioso che emergeva dal terreno. Notando da subito alcune tracce che sembravano antichissime, segnalò quel punto come potenziale luogo di ricerca. E così, due anni dopo, nel 1978, gli scavi a Laetoli riportarono alla luce i resti di un’antichissima camminata, avvenuta 3,6 milioni di anni fa. Sulla cenere prodotta da un’eruzione del vicino vulcano Sadiman era caduta la pioggia, creando un perfetto stampo per la raccolta di impronte. E così avvenne: un gran numero di animali, soprattutto mammiferi e uccelli, lasciò tracce che rimasero poi per sempre imprigionate nella roccia. E soprattutto, gli scavi fecero emergere una camminata che è rimasta nella storia: due o forse tre ominidi avevano passeggiato su quelle ceneri. Le tracce erano molto chiare e fornivano informazioni importanti: gli animali non avevano l’alluce tipico dello scimpanzé, la conformazione del loro piede era simile a quella dell’uomo moderno. Non si muovevano a quattro zampe: c’erano soltanto tracce di piedi, a dimostrare la loro postura eretta.
Solo due anni prima ad Hadar, in Etiopia, era stata ritrovata Lucy, la più celebre rappresentante della specie Australopithecus afarensis. Il clamore mediatico per le grandi scoperte sull’origine dell’Umanità stava raggiungendo vette mai toccate prima. E le tracce di Laetoli erano la prova definitiva che anche gli australopitechi camminavano eretti. Un fondamentale tassello nella ricostruzione della nostra storia più antica, ritrovato per puro caso, anzi per gioco.
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