La storia evolutiva degli esseri umani si arricchisce di un nuovo, importantissimo tassello.
I ricercatori dell’Università di Lipsia, in Germania, hanno trovato alcuni resti di Homo sapiens – tra cui un cranio e una mandibola – databili a 350.000-300.000 anni fa.
La notizia è stata data dalle pagine della rivista scientifica Nature. Nello studio, i ricercatori mettono in evidenza come i più antichi resti fin’ora attribuititi all’Homo sapiens risalgono a 195.000 anni fa.
L’uomo che viene dal Marocco
L’eccezionale scoperta è stata fatta nel sito di Jebel Ithoud, in Marocco. Il luogo non è nuovo a ritrovamenti di grande valore. Negli anni ’60, proprio qui, furono trovati ossa di animali e reperti litici del tutto simili a quelli della cultura mousteriana, associata all’Uomo di Neanderthal.
Nel 1968, nello stesso sito fu rinvenuto un frammento di mandibola risalente a 160.000 anni fa. I denti, inoltre, mostravano caratteristiche molto simili a quelle dell’Homo sapiens.
Secondo i ricercatori, i campioni recentemente scoperti sono chiaramente distinguibili sia da quelli dell’Homo neanderthalensis sia da quelli delle altre specie di Homo e mostrano le maggiori affinità con quelli dei moderni Homo sapiens.
Ciò è particolarmente vero per il frammento di mandibola mentre il cranio presenta caratteri intermedi ma, tutto sommato, abbastanza simili a quello dei carni di Homo sapiens scoperti in Tanzania nel sito di Laetoli.
I ricercatori non hanno dubbi: il ritrovamento del sito di Jebel Irhoud rappresenta la prova di una nova fase nell’evoluzione dell’Homo sapiens.
La dieta dell’Homo sapiens
Dai reperti è stato anche possibile ricostruire la dieta dei nostri antenati. Secondo i paleontologi, l’Homo sapiens che abitava la regione dell’attuale Marocco si cibava di carne di gazzella, di zebra e di uova di struzzo.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com