L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) ha aggiornato la nuova lista rossa degli animali minacciati di estinzione e le novità non sono rassicuranti. Tra le nuove specie entrate nella fascia di pericolo “critico” di estinzione c’è anche l’elefante africano di foresta (Loxodonta cyclotis).
La popolazione del pachiderma è diminuita dell’86% in 30 anni a causa del bracconaggio e della deforestazione.
L’elefante africano di foresta diventa così, suo malgrado, il nuovo simbolo del declino della biodiversità sul pianeta. Ma il più grande mammifero terrestre è solo una delle 37.480 specie minacciate elencate dall’IUCN.
L’elefante africano di foresta è più piccolo di quello della savana e vive principalmente nelle foreste dell’Africa Centrale (in particolare Gabon e Congo) e dell’Africa Occidentale. Prima di questo ultimo aggiornamento, gli elefanti africani erano trattati come un’unica specie, elencata come “vulnerabile”; questa è la prima volta che le due specie sono state valutate separatamente per la Lista Rossa IUCN. La decisione di trattare gli elefanti africani della foresta e della savana come specie separate è il risultato del consenso emerso tra gli esperti a seguito di nuove ricerche sulla genetica delle popolazioni di elefanti. Raramente l’elefante di foresta si sovrappone con la gamma dell’elefante della savana, che preferisce gli spazi aperti e si trova in una varietà di habitat nell’Africa sub-sahariana, tra cui praterie e deserti.
Anche la popolazione degli elefanti della savana (Loxodonta Africana) è crollata del 60% negli ultimi 50 anni ed è ora classificata come “in pericolo”.
Bracconaggio e deforestazione sul banco degli imputati
Secondo l’IUCN, il drastico declino della popolazione di entrambe le specie di elefanti africani è dovuto al bracconaggio intensivo e alla distruzione dell’habitat a causa della conversione delle foreste in terreni agricoli. Il rapporto IUCN African Elephant Status del 2016 (puoi scaricarlo QUI) fornisce la più recente stima affidabile della popolazione continentale delle due specie combinate, a circa 415.000 elefanti.
Il bracconaggio dilagante è il risultato dell’aumento del prezzo dell’avorio, decuplicato tra il 2004 e il 2018. Per la sua storia coloniale nell’area, il Belgio è un importante punto di snodo per il traffico illegale di avorio. La maggior parte dei prodotti di contrabbando passa attraverso l’aeroporto di Bruxelles ed è destinata alla Cina.
Le misure anti-bracconaggio insieme a una pianificazione dell’uso del territorio che cerchi di favorire la coesistenza tra uomo e fauna selvatica sono l’unica efficace ricetta per la conservazione degli elefanti. Grazie a questi interventi, alcune popolazioni di elefante africano di foresta si sono stabilizzate in aree di conservazione ben gestite in Gabon e nella Repubblica del Congo.
«Gli elefanti africani giocano un ruolo chiave negli ecosistemi, nelle economie e nel nostro immaginario collettivo in tutto il mondo. Le nuove valutazioni della Lista Rossa dell’IUCN di entrambe le specie di elefanti africani sottolineano le pressioni persistenti a cui sono sottoposti questi animali iconici» ha detto il dottor Bruno Oberle, direttore generale dell’IUCN.
Il CEO della Elephant Protection Initiative Foundation (EPI), John Scanlon, in una dichiarazione ha detto: «L’elefante delle foreste africane non è solo un magnifico animale; è anche un importante alleato nei nostri tentativi di prevenire cambiamenti climatici catastrofici. Gli elefanti delle foreste, eliminando gli alberi più piccoli e il sottobosco, permettono agli alberi più grandi e più densi di carbonio di sopravvivere, permettendo così un maggiore sequestro e stoccaggio del carbonio. Sono ingegneri dell’ecosistema. Inoltre, se riusciamo a salvare gli elefanti della foresta, proteggeremo anche uno degli habitat più ricchi di biodiversità del mondo».
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