Per la prima volta in Italia si è osservata la presenza e l’insediamento di un grifone di Rüppell (Gyps rueppelli) in una colonia di grifoni (Gyps fulvus) presente in Sicilia nel Parco Naturale Regionale dei Nebrodi.
L’esemplare, appartenente ad una specie distribuita stabilmente tra la fascia sub-sahariana dell’Africa e le zone equatoriali, è stato osservato e immortalato fotograficamente per la prima volta il 2 ottobre scorso da Michele Ungaro, fotografo naturalista ed appassionato birdwatcher; da allora, il grifone sembra essersi completamente insediato nella colonia nebroidea.
«È un evento molto importante – commenta lo zoologo Antonio Spinnato, che da anni segue il progetto di reintroduzione dei grifoni siciliani – e l’esemplare è già diventato un’attrazione per fotografi naturalisti ed appassionati zoologi. L’arrivo di un grifone di Rüppell nel sito nebroideo conferma il successo delle azioni di reintroduzione e conservazione della specie promosse dall’Ente Parco».
Specie a rischio critico di estinzione
Grande avvoltoio che raggiunge il metro di lunghezza e i 240 cm di apertura alare, il grifone di Rüppell è una specie catalogata da pochi anni nella lista rossa IUCN come “in pericolo critico di estinzione”.
Il motivo di questa decisione è dovuto al drastico calo della popolazione avvenuto negli ultimi anni (negli ultimi 56 anni si è perso circa il 97% della popolazione esistente e ad oggi rimarrebbero circa 22.000 esemplari). Un calo legato non soltanto al declino dei suoi habitat dovuto all’espansione dei terreni agricoli, ma anche al declino delle popolazioni di ungulati e all’avvelenamento legato a pesticidi tossici come il carbofurano o a medicinali usati nella zootecnia.
Proprio per questo problema dell’avvelenamento, recentemente, l’Organizzazione Mondiale per la Salute Animale ha chiesto misure urgenti per limitare gli effetti causati dalla somministrazione di medicinali come il diclofenac al bestiame, nell’ottica di limitare le conseguenze a cascata che si hanno su animali necrofagi come gli avvoltoi.
Un evento importante per il Parco siciliano
La presenza di un grifone africano nel sito nebroideo, oltre ad ulteriori arrivi di esemplari provenienti dall’Abruzzo e dalla Spagna, decreta il successo, ormai tra l’altro confermato dalla crescita della colonia, delle misure di reintroduzione dei grifoni nei cieli siciliani.
«L’avvistamento dell’avvoltoio di Rüppell è probabilmente collegato alla presenza della numerosa colonia dei grifoni, che attualmente comprende oltre 160 individui – continua il Dott. Spinnato a cui fa eco il direttore dell’Ente Parco Filippo Testagrossa.
La zona attrae gli uccelli necrofagi per l’abbondanza di cibo legata, oltre al carnaio, alla presenza di allevamenti bradi, per cui gli avvoltoi svolgono anche l’importantissimo ruolo ecologico dello smaltimento naturale delle carcasse degli armenti morti al pascolo».
Con l’obiettivo di ricostruirne l’areale storico di distribuzione, dal 1997 la LIPU ha avviato con l’Ente Parco dei Nebrodi e con il vicino Parco delle Madonie un progetto di reintroduzione del grifone (Gyps fulvus) che era scomparso dai cieli siciliani negli anni ‘60. Dopo progressivi rilasci e lunghi periodi di osservazione la prima colonia stabile si sarebbe formata tra il 2005 ed il 2008, da allora il numero di individui è in costante crescita.
Alla conquista dei cieli siciliani
Il progetto di reintroduzione dei grifoni ha coinvolto anche il Parco Naturale Regionale delle Madonie, da dove però i grifoni liberati si sarebbero poi dispersi raggiungendo tra l’altro il sito nebroideo. Dopo diversi anni dunque, la reintroduzione dei grifoni sulle Madonie non sarebbe andata a buon fine. Recentemente, grazie all’impegno dell’Ente Parco, sono stati realizzati dei carnai che dovrebbero attrarre i vicini esemplari dei Nebrodi nel parco palermitano.
«La migrazione dei grifoni dalle Madonie ai Nebrodi, negli anni passati – continua lo zoologo Spinnato – è stata probabilmente legata all’assenza dei carnai, ma anche alla non felice posizione della voliera da cui si effettuavano i rilasci che, al contrario dei Nebrodi, era piuttosto lontana dalle ripide pareti che i grifoni scelgono per nidificare.
In futuro bisognerà insistere con l’alimentazione dei carnai e, perché no, anche con l’installazione di ulteriori voliere, questa volta in posizioni più idonee.
Un invito che è esteso non solo al Parco delle Madonie ma anche a tutti gli altri parchi e riserve della Sicilia che volessero sposare il progetto. Del resto è possibile che già alcuni animali, spostatisi dal sito dei Nebrodi, si siano insediati sulla cengia di qualche ripida montagna nel cuore della Sicilia. I grifoni stanno aumentando di numero, è lecito dunque attendersi che si spostino da qualche altra parte».
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com