Mentre tutto il mondo industrializzato sta cercando soluzioni per ridurre l’inquinamento dell’aria, e in particolare le emissioni di CO2 che provengono dal traffico veicolare terrestre e dal riscaldamento degli edifici, continuano a resistere, anche in Europa e in Italia, alcuni contesti privilegiati dove, inspiegabilmente, quasi non esistono limiti all’inquinamento e con la possibilità di usare carburanti a elevata concentrazione di zolfo, alla faccia dei vari Euro5 o Euro6 giustamente imposti al mercato delle auto.
Abbiamo già visto in un recente articolo come solo le navi di un’unica grande compagnia, la Carnival Corporation, possono inquinare 10 volte di più di tutte le auto che circolano nel Vecchio Continente.
Tuttavia non sono solo le grandi navi passeggeri a portare livelli di inquinamento di grandi città in mezzo al mare aperto, ma un tema analogo è quello del traffico aereo, che continua a contaminare la parte alta dell’atmosfera, incidendo tra l’altro in maniera diretta sui cambiamenti climatici, dal momento che porta pesanti inquinanti direttamente nella parte più alta della troposfera e in quella più bassa della stratosfera, ovvero all’interno dei luoghi dove si svolgono i delicati meccanismi che regolano il meteo .
Cieli affollati
Ogni giorno si alzano il volo nel mondo oltre 200 mila aerei, con un incremento del traffico che nella sola Europa è aumentato negli ultimi 25 anni (dati riferiti al periodo 1990-2014 dell’European Aviation Environmental – EAE) dell’80%. L’organizzazione intergovernativa Eurocontrol stima che nel 2025 il traffico aereo, bruciando il suo dannosissimo cherosene nei cieli ricco tra l’altro di particolato-PM, arriverà a produrre a livello mondiale tra gli 1,2 e gli 1,4 miliardi di tonnellate di CO2 (per ogni tonnellata di carburante impiegato si producono circa 3,16 tonnellate di CO2). Da notare che ogni aereo di linea inquina come circa 600 auto non catalizzate (Euro 0) e che un aereo per viaggi internazionali, come un comune Boeing 747/100, consuma ben 11.800 kg/h!
Che analogie hanno, dunque, le grandi navi e i grandi aerei, oltre al fatto di usare motori alimentati da carburanti altamente tossici le cui tecnologie, dal punto di vista ambientale, sono rimaste agli anni ’60 e che stridono enormemente con tutte le direttive comunitarie e mondiali in materia di ecosostenibilità e attenzione ai cambiamenti climatici? Perché non si applicano a questi motori le soluzioni, che pure esistono, per ridurne l’inquinamento?
Un terra di nessuno senza controlli
L’elemento chiave, oltre al solito fatto di essere regolati dalle logiche del dio denaro (impersonato nella tradizione ebraico-caldea dal demone Mammona, che in aramaico significa “il tesoro nascosto”), è probabilmente il fatto che entrambi si muovono in prevalenza su rotte situate “in acque e in cieli internazionali”, ovvero all’interno di una sorta di “terra di nessuno”, in cui è difficile applicare le normative dei singoli Stati. Certo, basterebbe che le varie nazioni imponessero che ogni nave o aereo che parte e arriva sui suoli nazionali avesse le emissioni dei propri motori in regola con parametri più restrittivi, ma quasi nessun Paese impone ciò, nonostante alcuni Stati, come la Norvegia e la Svezia, per i loro aerei stiano provando vari tipi di bio-kerosene meno impattanti.
Un giorno, forse, tutti gli aerei (e magari anche le grandi navi) viaggeranno con modalità più ecocompatibili, ma quel traguardo appare ancora lontano e intanto il lento suicidio dell’Umanità continua.
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