Il primo obiettivo della Convenzione per la Diversità Biologica (obiettivo Aichi 1) è di aumentare la consapevolezza del pubblico sui valori della biodiversità e sulle azioni necessarie per conservarla.
Uno studio condotto dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Oxford ha monitorato il livello di successo nel raggiungimento di questo obiettivo su scala globale. I ricercatori hanno utilizzato i dati relativi al volume delle ricerche su Google per valutare l’interesse globale per la biodiversità e la sua conservazione. Lo studio è è stato pubblicato su Conservation Biology con il titolo “Evaluating global interest in biodiversity and conservation”.
È risultato che nel periodo 2013-2020 le ricerche sulla biodiversità sono aumentate, soprattutto per quanto riguarda le ricerche sulla fauna carismatica.
Di contro, le ricerche focalizzate su azioni concrete da intraprendere per la conservazione della Natura sono diminuite dal 2019.
I ricercatori avvertono che questo scollamento tra “interesse” e “azione” renderà difficile raggiungere gli obiettivi chiave della Convenzione sulla diversità biologica.
Questo scollamento non stupisce, perché rispecchia quello che avviene in moltissimi campi, dove gli interessi del pubblico diventano sempre più virtuali e sempre meno reali. Si viaggia, ci si diverte, ci si indigna e si protesta sempre più da “spettatori” sui Social e sempre meno da protagonisti. E quando si compie un’azione, più importante della sua concretezza reale è l’immagine che se ne riesce a dare nel mondo virtuale. Nulla esiste o è vero se non viene immortalato e condiviso.
I fattori associati all’interesse per la biodiversità
Il declino per l’interesse verso azioni a favore della conservazione è stato più pronunciato nelle regioni ad alta disuguaglianza economica, come l’Africa e l’America Latina.
La ricerca ha collegato un maggiore disagio sociale a un minore interesse per la biodiversità e la conservazione, mentre un maggiore potere d’acquisto è stato associato a un maggiore interesse. Ciò potrebbe essere dovuto al fatto che le persone con un reddito più elevato hanno più facilmente accesso all’istruzione e alle informazioni sull’ambiente.
I risultati suggeriscono che è necessario creare un legame più forte tra l’interesse per la biodiversità e quello per la sua conservazione. I mammiferi carismatici possono essere utilizzati come specie faro nelle campagne per generare interesse sulle politiche ambientali, da cui possono trarre beneficio anche altre specie minacciate, come gli anfibi.
I ricercatori hanno sviluppato una piattaforma online, il Nature Attitudes Tracker, che può tracciare come le persone in tutto il mondo si sentono riguardo alle diverse specie e biomi. Un passo fondamentale per generare gli approfondimenti necessari a influenzare le politiche e i comportamenti su vasta scala.
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