Ci sono animali che esistono da milioni di anni, e sono cambiati pochissimo. Le tartarughe per esempio. Studiosi dell’Università britannica di Birmingham, hanno rielaborato al computer le caratteristiche cerebrali di animali vissuti 210 milioni di anni fa, e le hanno paragonate a quelle di oggi. Il risultato mostra che le tartarughe sono diventate un po’ più “intelligenti”, ma hanno mantenuto costanti tutti gli altri aspetti della loro fisiologia. Così si spiega il loro successo evolutivo, e forse la straordinaria longevità che le contraddistingue. L’uomo, per fare un parallelismo, è cambiato molto di più; non solo a livello cerebrale. Anzi: 210 milioni di anni fa nemmeno esisteva qualcosa di simile alla nostra specie. Nel Triassico prosperarono i rettili come le tartarughe e i coccodrilli; e di lì a poco sarebbero esplosi i dinosauri. Ma dell’uomo nessuna traccia. Non esistevano i mammiferi, e il toporagno che darà origine alla nostra “stirpe” non arriverà prima di altri trenta milioni di anni. Dunque, se è vero che le tartarughe sono uguali a quelle che furono nel passato e che le loro attitudini “cognitive” sono progressivamente migliorate, significa che l’animale ha saputo perfettamente adattarsi all’ambiente; e verosimilmente l’evoluzione di una specie è in linea con l’incremento della sua “Intelligenza”. Gli esperti hanno condotto studi sulla specie Proganochelys quenstedti, animale vissuto nel Triassico in Germania. Con la tomografia computerizzata hanno fatto luce sulle sue caratteristiche anatomiche, evidenziando una realtà cerebrale molto contenuta. Si presume che fossero contraddistinte da un buon olfatto, ma da una vista e un udito poco differenziati. In seguito sono migliorate anche sotto questi aspetti, divenendo gli animali che oggi tutti conosciamo e stupiscono per la loro alta capacità di adattamento.
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