Gli oceani sono disseminati di isole di plastica, masse di rifiuti che aggregandosi in mare hanno formato dei veri e propri isolotti.
La più grande di questa è Pacific Trash Vortex, grande accumulo di spazzatura situato nel cuore dell’Oceano Pacifico, formatosi negli anni ’80 e arrivato a contenere – secondo le stime – circa 3 milioni di tonnellate di plastica.
Anche nel Tirreno ce n’è una
Fino a oggi si credeva che il fenomeno fosse tipico dei mari aperti, dove le forti correnti favoriscono l’accumulo di immondizia in un unico punto.
Nel corso della campagna Mayday SOS Plastica, Greenpeace ha scoperto che anche al largo delle coste italiane si è formata un’isola di plastica.
«Più che un’isola è una vera e propria, si tratta di “zuppa” di plastica, che per via delle correnti, insieme a materiale organico di vario tipo, si accumula nel Mar Tirreno, nella zona tra Elba-Corsica-Capraia, all’interno del Santuario dei Cetacei» spiega Greenpeace.
Al suo interno sono stati trovati rifiuti di ogni genere: bottiglie, contenitori in polistirolo usati per la pesca, flaconi, buste e bicchieri di plastica.
«Si tratta perlopiù di confezioni usa e getta, che vengono utilizzate per pochi minuti, ma che restano in mare per sempre» spiega l’associazione.
Qui si trova il Santuario dei Cetacei
A rendere ancora più preoccupante la scoperta dell’isola di plastica è la porzione di mare in cui questa è stata scoperta. «In questo tratto di mare è presente il Santuario Pelagos. Si tratta di una zona ad alto valore naturalistico per la presenza di molti cetacei; ma proprio qui, a causa di una convergenza di correnti, si crea un vortice di plastica. Abbiamo effettuato dei campionamenti con i ricercatori a bordo per verificare anche la presenza di microplastiche: i risultati saranno noti nei prossimi mesi».
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