Meglio tardi che mai. Ricorro a questa espressione per spiegare perché scrivo oggi quello che avrei dovuto scrivere qualche settimana fa. Lo spunto mi è stato offerto dall’intervento di Ermete Realacci, presidente della commissione Ambiente alla Camera, al convegno organizzato da Assofloro Lombardia per illustrare come funziona il Bonus Verde introdotto dalla legge di bilancio 2018.
Italia capofila
Realacci ha spiegato che finora nessun Paese in Europa aveva fatto ricorso a misure di detrazione fiscale per favorire l’incremento del verde privato. Con l’occasione ha rivendicato altri primati nazionali in tema di contrasto all’inquinamento: il divieto di commercializzare e produrre cotton fioc non biodegradabili dal 2019 e di commercializzare prodotti di bellezza contenenti microplastiche dal 2020. Entrambi i provvedimenti sono stati inclusi nell’ultima manovra finanziaria, al pari del divieto di usare sacchetti di plastica nei reparti del fresco della grande distribuzione. Di tutte queste norme ve ne avevamo parlato un paio di mesi fa.
Lotta contro tempo per salvare il mare
Torno sull’argomento perché è giusto sottolineare di nuovo il ruolo che sta esercitando l’Italia nella battaglia epocale contro il marine litter, a tutela dell’ambiente e della nostra salute. Perfino il segretario dell’Onu, ha rivelato sempre Realacci, con un tweet ha riconosciuto i meriti del nostro Paese a tal riguardo. I provvedimenti approvati sono chiari e diverranno esecutivi nei prossimi due anni. Tuttavia larga parte della stampa nazionale ha concesso molta più attenzione alla crociata verde di Theresa May: la premier britannica ha annunciato che il Regno Unito sarà plastic free entro il 2042. Un quarto di secolo è un lasso di tempo troppo lungo per liberarci dalla plastica, hanno fatto notare il leader laburista Corbyn e le associazioni ambientaliste. Possiamo allora dire, senza paura, che per una volta gli italiani sono stati più pragmatici degli inglesi?
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