L’antica via Flaminia era un’arteria in grado di mettere in comunicazione Roma con il Nord-Italia. Ci siamo lasciati nel precedente appuntamento davanti alla porta di Monterone, varco d’accesso dell’antica via Flaminia per Spoleto, città strategica nel corso dei secoli per la posizione dominante nella valle spoletina, e come crocevia verso Roma da una parte e verso il mar Adriatico dall’altra.
In questo articolo trattiamo la porzione di strada che va da dalla Porta di Monterone al foro romano spoletino, fino al ponte Sanguinario e al Colosseo in rovina.
La salita verso il foro
La porta di Monterone sale verso la collina passando nel cuore dello storico quartiere spoletino, per poi raggiungere il foro romano, che oggi coincide con la piazza del Mercato, in pieno centro storico. L’accesso al foro era possibile tramite l’Arco di Druso, un imponente arco eretto nel 23 d.C. in onore di Druso Minore, generale romano e politico figlio dell’imperatore Tiberio e discendente della dinastia giulio-claudia. La piazza oggi ricorda ancora le testimonianze di un passato glorioso e antico. Oltre all’arco romano di Druso, visibile per la sua quasi integrità, vi sono i resti di un templio romano dedicato a Giove, proprio al fianco dell’arco, che fanno da basamento per la chiesa di Sant’Ansano e alla cripta di Sant’Isacco. All’altra estremità della piazza, ecco i resti di un altro monumento romano rinvenuti durante i lavori di rifacimento della piazza. Si tratta di un basamento sul quale ancora si discute riguardo origine e funzione.
Il museo archeologico, il teatro romano e gli altri gioielli
Il dottor Fabio Pagano, direttore del Museo Archeologico Nazionale di Spoleto e la dottoressa Anna Riva, archeologa presso il complesso dello stesso museo e del teatro romano, ci hanno introdotto in un tour dello splendido complesso museale, all’interno dell’ex monastero di Sant’Agata, custode di tesori inestimabili e di un background storico che si esalta con la vista del teatro romano, la cui visita è inclusa nel ticket del museo. Si tratta di una stratificazione di diverse migliaia di anni, che vanno dagli incredibili ritrovamenti preistorici fatti nella piazza d’Armi (fuori dalle mura cittadine, ai bordi della Flaminia, di cui parleremo nel prossimo articolo) fino ai reperti romani della valle spoletina e della Valnerina. Oltre al museo ci sono altri siti di grande valore storico, come la casa romana appartenuta a Flavia Vespasia Polla (madre di Vespasiano, I secolo d. C.) e situata ai bordi del foro, all’uscita della vecchia via Flaminia, e l’antico sito romano in via della sinagoga, oggi non visitabile.
La Flaminia verso l’uscita da Spoleto: dal Colosseo in rovina al ponte Sanguinario
Una nota a margine prima che l’antica via Flaminia discenda dal foro verso l’uscita nord della città. Il Ponte delle Torri, che sorge su un acquedotto romano, era molto più basso rispetto ai giorni nostri, dove è stato rimaneggiato in epoca medievale. Mentre al posto della Rocca Albornoziana sorgeva probabilmente un tempio romano, di cui a oggi si ignora il culto. Verso il basso, passando per via dell’Anfiteatro ci possiamo addentrare verso un luogo pieno di meraviglie ma in evidente stato di abbandono. Il complesso dell’anfiteatro, chiamato anche il Colosseo di Spoleto, sorge sui resti, alcuni dei quali ancora visibili, di uno splendido anfiteatro romano, ad oggi in rovina e al centro di un ambizioso progetto di recupero. La stratificazione storica del complesso vede due ex-monasteri con chiese annessi, tre chiostri, cortili e giardini, prima di diventare caserma militare e cadere successivamente in rovina. In ultimo, all’uscita della Flaminia, il ponte Sanguinario è retaggio di un antico ponte romano che superava il torrente Tessino. Oggi una porzione di ponte è visibile al di sotto della superficie stradale, ma anche essa necessiterebbe di un progetto per darle maggiore visibilità e cure, al fine di farla diventare una vera e propria attrazione turistica.
Dal ponte Sanguinario la Flaminia seguiva due vie: verso il passo della Spina, passando per Cortaccione e verso San Sabino, passando per la piazza d’Armi. Anche in questi luoghi ci aspettano meraviglie, storie da raccontare, di guerra e di amore, di monumenti straordinari o in stato d’abbandono, sintomo del contrasto archeologico di cui vive l’Italia. Tutto inossidabilmente legato alla strada soggetto del nostro studio. Ma di questo parleremo nel prossimo articolo.
Foto per gentile concessione del Museo Archeologico Nazionale di Spoleto (a cura del dottor Fabio Pagano e della dottoressa Anna Riva) e del periodico mensile Spoleto’s a (cura di Claudia Cencini).
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