Un bonus fiscale per le opere a verde realizzate dai privati è in discussione da oltre un anno. Dopo vari tira e molla, promesse e rifiuti, la questione è approdata a una svolta decisiva.
Negli ultimi giorni era sembrato di cogliere una forte convergenza politica a favore della defiscalizzazione di questo genere di lavori: in sostanza si trattava di estendere le detrazioni dall’imposta lorda del 50%, previste per le ristrutturazioni edilizie, anche alle sistemazioni nei giardini. Invece il testo licenziato dalla commissione bilancio della Camera, che ha concluso l’esame della manovra finanziaria 2017, non contiene gli incentivi per il verde privato.
Ora il testo approderà in aula, dove forse c’è ancora lo spazio per recuperare all’interno di un maxiemendamento anche il sostegno a un settore strategico per le politiche ambientali. Ormai dovrebbe essere chiaro a tutti che abbiamo bisogno di più verde: per riqualificare le nostre città e le nostre abitazioni, per mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici, per favorire l’assorbimento degli inquinanti atmosferici e più in generale per migliorare la qualità della vita di noi tutti.
Invece si continuano a concedere benefici fiscali per interventi edilizi di ogni genere, compresi la realizzazione di servizi igienici, muri di cinta e cancellate, la riparazione di grondaie e la tinteggiatura dei soffitti, o per l’acquisto di sedie, comodini e materassi. E non si trova la copertura finanziaria per un bonus volto ad agevolare la creazione di nuovi giardini e l’acquisto di piante. Per il verde ancora non ci sono soldi, proprio come per gli zerbini, esclusi dall’agevolazione fiscale insieme a pochi altri complemento di arredo.
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