Ogni giorno “mangiamo” 4.000 litri d’acqua. E se è vero che, in media, ne beviamo 2 litri, quella che consumiamo senza rendercene conto è molta di più.
I consumi alimentari, infatti, contribuiscono all’89% all’impronta idrica giornaliera. Si tratta di “acqua virtuale” – come è stata definita -, impiegata cioè nel processo produttivo degli alimenti.
La maggior parte di queste risorse idriche vengono utilizzate nella prima parte del processo produttivo, vale a dire durante la coltivazione.
Tra gli alimenti che richiedono la maggior quantità d’acqua per venire prodotti c’è la carne. Consumare un chilo di manzo significa consumare 15.415 litri d’acqua. 250 grammi di pomodori, invece, bevono fino a 50 litri d’acqua e per produrre una pizza margherita vengono impiegati quasi 1.300 litri. Produrre un chilo di pasta, invece. richiede una quantità che oscilla dai 1.580 ai 1.410 litri.
“Il consumo di acqua virtuale varia a secondo della dieta – ha riferito Marta Antonelli, autrice del libro “L’acqua che mangiamo” e consulente della Fondazione Barilla Center for food and nutrition, che ha commissionato lo studio -. Adottando una dieta mediterranea è possibile risparmiare più di 2.000 litri d’acqua al giorno. Al contrario, se tutta la popolazione del Pianeta dovesse adottare una dieta di tipo occidentale, vale a dire caratterizzata da un massiccio consumo di carne, aumenterebbe l’utilizzo delle risorse idriche del 75%”.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com