Oggi ricordiamo la scienziata Margherita Hack, nel quarto anniversario della sua scomparsa, attraverso l’intervista rilasciata a Michele Mauri per La Rivista della Natura nel febbraio 2012.
Margherita Hack è un personaggio divenuto molto popolare negli anni. La sua figura ricorda l’archetipo narrativo dello scienziato: un poco svagato e per nulla interessato agli onori del mondo. Le sue idee, chiare e franche, gettano un ponte fra i misteri dell’universo e la nostra profonda necessità di capire. In questi mesi sono usciti diversi suoi libri: “Perché sono vegetariana” (Edizioni Altana), “La mia vita in bicicletta” (Ediciclo Editore), “Tutto comincia dalle stelle” (Sperling & Kupfer).
Professoressa Hack, si può dire che la passione per la natura è seconda solo a quella per le stelle?
Sono un’astrofisica, cioè una studiosa che si occupa della natura dei corpi celesti. Osservare le stelle è il mio lavoro. Una passione nel senso che intende lei l’ho avuta per lo sport e certamente per la natura. L’ho sempre amata, fin da piccina. E di questo devo ringraziare il babbo che m’ha insegnato a riconoscere le piante, gli insetti. Alla base dell’amore c’è sempre la conoscenza.
In “Perché sono vegetariana” scrive che «quattro quinti della terra coltivata in tutto il pianeta sono usati per produrre foraggi per gli animali e solo un quinto per il consumo umano di cereali, frutta e verdura». Ma se tutti fossimo vegetariani non occorrerebbe ancora più terra coltivata?
Niente affatto. Per ingrassare bestiame da macello vengono utilizzati grandi quantità di cereali. Si calcola che in media occorrano dieci chili di grano per produrre mezzo chilo di carne. Inoltre si sprecano grandi risorse naturali che, se fossero utilizzate diversamente, sfamerebbero una popolazione mondiale di gran lunga superiore a quella attuale. E alla fine mangeremmo tutti cibi sani, anziché cadaveri.
Nella sua scelta vegetariana hanno prevalso le ragioni etiche o salutiste?
Le ragioni etiche senza dubbio, anche se nel mio caso non si può parlare di scelta poiché non ho mai mangiato carne in vita mia. Quando sono nata, nel lontano 1922, i miei genitori erano già vegetariani.
«Verrà un tempo in cui considereremo l’uccisione di un animale con lo stesso biasimo con cui consideriamo oggi quella di un uomo?». È un passo di Leonardo da Vinci che cita nel suo libro. Secondo lei per quali ragioni non si è ancora avverata questa speranza?
Diciamo che si è avverata solo in parte. Oggi ad esempio inorridiamo di fronte all’uccisione di un cane o un gatto o di altri animali di compagnia. Ma non basta. Abbiamo un’origine comune, siamo tutti quanti il prodotto della morte di grandi stelle esplodenti, dunque dobbiamo biasimare l’uccisione di ogni essere vivente. E siccome è il cervello che ci dà l’etica, alla fine ci arriveremo.
«La mia vita in bicicletta» trasforma le due ruote in una gustosa metafora della vita ed è anche un invito a condurre uno stile più sano e sobrio…
Certo, la bicicletta è un mezzo straordinario, io l’ho sempre usata tantissimo. Dà un senso di libertà, favorisce l’osservazione di ciò che ci sta attorno. Quando sei in auto devi guardare solo la strada, in bicicletta guardi il mondo.
Ultima domanda: dove sta andando la Terra?
Ah, cosa vuole che le risponda? Direi che, se non la distruggiamo noi prima, girerà attorno al sole almeno per altri cinque miliardi di anni. Poi il sole diventerà sempre più infiammato e rosso e la inghiottirà. Intanto dobbiamo darci da fare per consentirle di sopravvivere fino ad allora. Ma sono ottimista.
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