Ci sono ragni molto abili a infilarsi da tutte le parti. E non hai idea di come facciano. Te li trovi davanti e dici: «Wow! E questo da dove arriva?!». Ma se capita nella casa di uno scienziato allora è tutto diverso. La moglie potrà anche strillare, ma lo scienziato rimane impassibile. Va a prendere la guida ai ragni d’Italia e inizia a indagare: Tegenaria domestica.
È un ragno tipico delle case degli italiani, sostanzialmente innocuo; semmai il suo simile campagnolo potrebbe destare qualche preoccupazione, ma sono pur sempre casi rari. Di fatto si temono i ragni più del necessario. Solo perché per millenni abbiamo dormito per terra, rischiando punture di ogni genere. Così è rimasto impresso nel nostro Dna il desiderio di tenerci alla larga da aracnidi e simili, ma è una paura atavica, primordiale, che non ha più senso di esistere. Il Natale nella casa di uno scienziato funziona così. Ogni occasione è buona per soffermarsi sul mondo che ci circonda. Quello naturale, per la verità, che troppo spesso sfugge inosservato; dove, in effetti, anche il peggiore e più schifiltoso degli incontri, può magicamente trasformarsi in una spettacolare avventura.
Un saluto alla Tegenaria e via a fare un giro in bici: pur di non incrementare i livelli di anidride carbonica nell’aria, si pedala anche a -10. Le figlie dello scienziato, naturalmente, non ne vogliono sapere, ma lui in pratica le obbliga; come fa d’estate portandole a camminare in montagna per sette o otto ore di fila. Al Parco di Monza, c’è una nebbiolina che riveste i prati. «È un classico caso di inversione termica», dice lo scienziato. Figlie e moglie hanno le facce lunghe e vorrebbero scappare, andare a fare shopping, ma lui insiste. «È dovuta al fatto che il rilascio di calore dal terreno stride con quello atmosferico, per cui l’aria calda che dovrebbe raffreddarsi con la quota, in realtà cambia i connotati della colonna atmosferica: fa più caldo sopra, e più freddo sotto». «Papà non ci interessa», reclama la maggiore. Ma niente. Si torna a casa e dopo pranzo l’invito è quello di sedersi a guardare insieme un documentario su Focus. C’è in programma la replica dell’ammartaggio di Insight, l’ultima sonda giunta su Marte: «Non se ne parla nemmeno – dice la più piccola -. C’è il cartone di Masha e Orso. Oggi è la puntata della stella cometa». Sacrilegio. La stella cometa?. Lo scienziato si avvicina alla piccola e le dice che le stelle comete non esistono. Lei dice che le stelle comete esistono eccome. Lui le spiega che le stelle sono una cosa e le comete un’altra. «Sono molto diverse, per cui non possono essere la stessa cosa». «Non ci credo». «È così. Le stelle sono molto più grandi e sono calde; le comete molto più piccole e freddissime». Poi Orso entra in azione con una caffettiera malandata e addio stella cometa.
La cena prosegue apparentemente senza intoppi. Ma giunge sul tavolo un piatto a base di lardo. «Attenzione – dice lo scienziato -, questi sono grassi saturi». «Puoi essere meno criptico?», chiede la moglie.
«Sono quelli contraddistinti da legami singoli fra i carboni. Sono solidi e c’è il rischio che si depositino sulle arterie». La mezzana non sente e va avanti a mangiare con gusto, rimproverando al padre di non capire quando è il caso di smetterla di introdurre argomenti che nessuna apprezza. Come non detto. Si arriva al dolce e lo scienziato sentenzia che mangiandone troppi entra in gioco il fegato che converte gli zuccheri in grassi, tramite la trasformazione del diidrossiacetone in glicerolo. Ma ormai è rimasto solo lui. E quando le ombre della notte avvolgono l’abitato il suo pensiero vola altrove.
Nonostante tutto non ha mai smesso di credere a Babbo Natale.
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