Nei bambini più piccoli, diciamo fino ai primi due anni della scuola primaria, è facile osservare un’innata attrazione verso gli elementi naturali.
Prima che vengano spaventati o allontanati dalle fobìe e dai preconcetti degli adulti, essi istintivamente si avvicinano, in genere senza paura, a piante, animali ed elementi del paesaggio. Per loro è normale cercare di guardare incuriositi un fiore e vedere come si muove sotto il soffio del vento, toccare un cucciolo o una rana senza preoccuparsi di cosa sia, saltare dentro una pozzanghera o cercare di arrampicarsi su un albero o su una grande roccia.
Ma è soprattutto il modo con cui i bambini “leggono” e interpretano la Natura che può diventare un forte messaggio e uno stimolo anche nei confronti degli adulti per un maggiore rispetto verso l’ambiente. Ho visto adulti maleducati grandi e grossi gettare con noncuranza rifiuti nell’ambiente rispondendo aggressivi a ogni richiamo, arrossire e divenire improvvisamente mansueti scolaretti di fronte a un richiamo del figlio piccolo che gli diceva: «Papà questo non si fa!».
Un bimbo cambia il mondo solo con la sua presenza. Il suo sguardo curioso, innocente e senza pregiudizi, il suo approccio istintivo ed emozionale, si sintonizza in modo spontaneo con le atmosfere e le dinamiche del mondo naturale, tanto che in molti casi anche dei pericolosi predatori diventano mansueti (non sempre!) di fronte ad un cucciolo d’Uomo.
Vi è davvero una sorta di empatica e spontanea biofìlìa nei bimbi piccoli che ne fanno alfieri della Vita.
Essi in genere sono veri e spontanei e stabiliscono facilmente relazioni alla pari anche con gli individui di altre specie. Il loro rapporto con gli animali domestici è uno dei tanti esempi sotto gli occhi di tutti.
Per questo gli adulti hanno una grandissima responsabilità quando devono raccontare ai più piccoli situazioni delicate, come la natura minacciata o la crisi climatica. Perché devono trovare il modo e il linguaggio per sensibilizzarli delicatamente alla fragilità della Natura e alle situazioni di degrado che l’Uomo stesso ha provocato, senza però spaventarli, angosciarli e senza levare loro la speranza di futuro.
Un compito oggi davvero molto difficile.
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