Durante la sua spettacolare “parata nuziale” il pavone maschio ostenta a ruota le penne copritrici del groppone, lunghe fino a 200 cm. Queste penne, alla loro estremità, si allargano a formare una paletta con la vistosa macchia a forma di occhio. Durante il corteggiamento, il pavone sventola e scuote queste sue piume colorate, ma non lo fa solo – per così dire – per “pavoneggiarsi”! Infatti, mentre il resto della ruota vibra, i cerchi iridescenti a forma di occhio alle estremità della ruota rimangono fissi, un punto di attrazione ipnotico per lo sguardo delle femmine. Un trucco che funziona.
Ma la scoperta dei ricercatori della University of British Columbia, in Canada, non è affatto nuova: già Charles Darwin un secolo e mezzo fa aveva notato questa particolarità nel corteggiamento dei pavoni, ma finora non si era mai studiata a fondo la biomeccanica di questo rituale.
Usando delle riprese video ad alta velocità i ricercatori hanno analizzato il movimento vibratorio delle singole penne: si è così scoperto che gli “occhi”, cioè i disegni circolari alle estremità della ruota, possono rimanere fermi perché si agganciano fra loro con dei piccoli uncini, come accade con le piume delle ali per il volo. Questo accorgimento dà loro una maggiore consistenza rispetto ai filamenti leggeri dello sfondo che, invece, vibrano e ondeggiano.
Un’altra scoperta fatta grazie ai video ad alta velocità è che i pavoni più forti muscolarmente riescono a far vibrare la ruota con maggior velocità, traendone un vantaggio riproduttivo.
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