240 milioni di anni fa, l’area di Besano-Monte San Giorgio, al confine tra Italia e Svizzera, era occupata da un sistema di acque ferme e poco profonde in cui viveva una fauna variegata.
Il più famoso rappresentate di quegli antichi animali si chiama Besanosauro, un ittiosauro venuto alla luce nel 1993 nel sito del “Sasso Caldo”, dove il Museo di Storia Naturale di Milano stava conducendo scavi sistematici sin dal 1975. A scoprirlo fu il Gruppo Paleontologico di Besano, mentre l’estrazione dagli strati di roccia e la preparazione – che durò 5 anni per un totale di 16500 ore di lavoro manuale con microscalpelli e microsabbiatrici – fu curata dal Laboratorio di Paleontologia del Museo di Storia Naturale di Milano. Battezzato Besanosaurus leptorhynchus, venne inserito tra i gioielli più importanti del Museo meneghino e un calco delle lastre esposto al pubblico.
Il reperto fece molto scalpore poiché grazie all’eccellente fossilizzazione non solo presentava lo scheletro completo, ma si poteva notare la presenza di un embrione, il che suggeriva che Besanosauro era una femmina.
Non era il solo
A distanza di trent’anni un team di paleontologi italiani, svizzeri, fiamminghi e polacchi coordinati da Cristiano Dal Sasso, paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano, Comune di Milano – Cultura, è andato alla ricerca di fossili simili al Besanosauro esposto al Museo di Storia Naturale di Milano tra alcuni reperti estratti nel secolo scorso dalle rocce del giacimento di Besano-Monte San Giorgio. Ne è emerso che il Besanosauro di Milano non è l’unico ittiosauro del sito: ne esistono altri cinque esemplari, tutti di grandi dimensioni e tutti riferibili alla specie Besanosaurus leptorhynchus, conservati nei musei di Milano, Zurigo e Tubinga.
L’articolo scientifico è stato pubblicato ieri sulla rivista scientifica PeerJ ed è firmato da Cristiano Dal Sasso (paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano, Comune di Milano – Cultura), Gabriele Bindellini (Dipartimento di Scienze della Terra “Ardito Desio”, Università degli Studi di Milano), Andrzej Wolniewicz (Accademia delle Scienze Polacca, Varsavia), Feiko Miedema (Museo Statale di Scienze Naturali, Stoccarda) e Torsten Scheyer (Istituto e Museo di Paleontologia, Università di Zurigo).
«Nessuno immaginava che nelle collezioni dei musei ci fossero altri ittiosauri di questa specie non ancora identificati, tra cui uno di ben 8 metri: un record tra i predatori marini di quel periodo geologico» afferma Cristiano Dal Sasso, senior author dell’articolo.
Una specie più unica che rara
La scoperta consente di tracciare un quadro più chiaro sugli ittiosauri del Triassico Medio, che nel mondo sono rari e in gran parte di piccole dimensioni.
Vissuti prima dei dinosauri, gli ittiosauri erano dei rettili adattati al nuoto e nell’aspetto potevano ricordare i delfini. Avevano un nuoto anguilliforme, ovvero ondeggiavano lateralmente come i pesci, ed erano abili nelle manovre rapide e improvvise. Inoltre erano rettili vivipari, covavano cioè le proprie uova all’interno del corpo fino alla schiusa, e respiravano con i polmoni, il che li costringeva a emergere periodicamente dall’acqua.
I nuovi esemplari studiati conservano tutti le ossa del cranio e permettono una conoscenza approfondita dell’anatomia e delle abitudini alimentari di questa specie. Besanosaurus leptorhynchus – il cui nome fu assegnato da Cristiano dal Sasso e Giovanni Pinna nel 1993 e significa “rettile di Besano dal rostro sottile” – era caratterizzato da un lungo e affilato muso, con cui andava a caccia di molluschi e piccoli pesci.
Inoltre, i sei ittiosauri hanno tutti taglie diverse a cui corrispondono probabilmente diversi stadi di crescita. Il più grande doveva raggiungere con ogni probabilità 8 metri e questo fatto costituisce un record tra i rettili marini predatori di quel periodo che non erano più grandi di 4-5metri.
Antico parente di lucertole e coccodrilli
L’articolo pubblicato su PeerJ ha riesaminato il primo esemplare, grazie anche ad una tesi di dottorato del giovane paleontologo milanese, Gabriele Bindellini e supportata dal Dipartimento di Scienze della Terra “Ardito Desio” dell’Università degli Studi di Milano. Ne è emerso che il primo fossile di Besanosaurus leptorhynchus si conferma il più completo al mondo
per questa specie di ittiosauro, riconosciuta ora anche a livello internazionale.
Un altro record emerso dalla ricerca è che Besanosaurus è il più antico diapside nuotatore di grandi dimensioni con muso lungo e stretto.
I diapsidi sono il gruppo di rettili a cui appartengono lucertole, serpenti, coccodrilli e tutti i loro progenitori. Inoltre, secondo la ricerca Besanosaurus è il più antico e più primitivo shastasauride, un gruppo di ittiosauri vissuti anche in Cina e Nordamerica.
«Il rostro estremamente lungo e sottile suggerisce che Besanosaurus si nutrisse di piccole prede veloci, attingendo ad un livello più basso della catena alimentare rispetto a un predatore apicale: era una specializzazione ecologica nuova, mai riscontrata in un grande rettile diapside marino prima del Triassico medio. Questo avrebbe innescato un aumento di taglia e abbassato la competizione tra le diverse specie di ittiosauri che coabitavano questa parte dell’Oceano di Tetide» afferma Gabriele Bindellini dell’Università degli Studi di Milano, primo autore dello studio.
Un giacimento straordinario
Il giacimento di Besano-Monte San Giorgio dopo più di 150 anni di ricerche continua a dare alla luce nuove specie. Le sue rocce stratificate, da cui anticamente si estraeva l’ittiolo, anche noto come saurolo, sono caratterizzate da un alto contenuto di materia organica e dal colore nerastro e per questo chiamate scisti bituminosi. Il sito racchiude rettili semi-acquatici, pesci e invertebrati, caratterizzati da un’eccellente fossilizzazione. Il motivo va ricercato nel fondale marino scarsamente ossigenato su cui andavano ad adagiarsi le spoglie degli organismi. Questo fatto, insieme all’assenza di forti correnti, consentiva una decomposizione lenta delle parti molli e degli scheletri, favorendone la fossilizzazione con dettagli eccezionali, che i microscopi moderni stanno evidenziano. Nel sito del “Sasso Caldo” si alternano sottili livelli bituminosi e strati più spessi dolomitizzati, di colore chiaro. I fossili che si trovano nei livelli bituminosi sono generalmente più completi ma fortemente compressi. «Studiare questi fossili è stata una bella sfida. Tutti i Besanosauri sono stati deformati dal tempo e dalla pressione delle rocce all’interno di strati sottili, spessi poche decine di millimetri: TAC medica e fotogrammetria ci hanno permesso di vedere le ossa nascoste o sovrapposte e di ricostruire le scatole craniche in 3D, osso per osso” – spiega Cristiano Dal Sasso.
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