L’incendio che ha devastato Notre-Dame ha sconvolto tutti. Le fiamme sono divampate nello spazio fra la volta e il tetto, dov’erano in corso i lavori di ristrutturazione, e hanno rapidamente attaccato le travi secolari di legno: tanto numerose da essere state chiamate «la foret», la foresta.
Molti dei monumenti che ammiriamo celano dietro la magnificenza di pietra o di marmo un uso sapiente del legno. I massicci tronchi delle Foreste Casentinesi, nell’Appennino tosco-romagnolo, diedero legname alle centine per la costruzione del Duomo di Firenze. Gli alberi tagliati nelle fitte foreste della Val Grande, in Piemonte, furono invece utilizzati nella costruzione del Duomo di Milano e della Certosa di Pavia.
La foresta del Cansiglio, sull’altopiano carnico, chiamata anche “bosco dei dogi”, rivestì un’enorme importanza economica per lo Stato veneziano: fu impiegata dai maestri d’ascia locali nella produzione di imbarcazioni e come legname da opera.
Secondo una suggestiva quanto efficace espressione, Venezia è una grande foresta rovesciata. Gli edifici costruiti sulla sabbia non poggiano sulle classiche fondamenta, ma su milioni di pali in legno.
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