Alcuni mesi fa vi avevamo raccontato di The Ocean Cleanup, il visionario progetto ideato dal giovane Boyan Slat. L’obiettivo era di quanto più ambizioso potesse esserci: ripulire i mari dalla plastica e, in particolar modo, intervenire nelle zone del Globo dove le correnti marine generano vere e proprie isole di spazzatura.
E l’invenzione parrebbe funzionare: per la prima volta, infatti, il lungo cordone galleggiante ha raccolto al suo interno rifiuti marini alla deriva.
L’annuncio è stato dato da Slat con un tweet, mostrando un’immagine dei rifiuti raccolti nelle acque del Pacifico. Tra la spazzatura spicca anche uno pneumatico, abbandonato chissà quando e chissà dove, ma che ha terminato il suo viaggio nel cuore del Pacifico.
Dove si concentrano le isole di plastica
Le correnti oceaniche concentrano la plastica in cinque aree del mondo: nell’Oceano Indiano, nella parte settentrionale e meridionale del Pacifico e nella zona nord e in quella sud dell’Oceano Atlantico.
Una volta “intrappolata” in queste correnti, la plastica non ne uscirà più, dopo aver viaggiato per migliaia di chilometri.
L’obiettivo di The Ocean Cleanup è proprio quello di posizionare i galleggianti in queste posizioni strategiche e – sfruttando la forza delle correnti – catturare la plastica.
Quanta plastica c’è nel mare
Nonostante i primi risultati facciano ben sperare, si tratta di una sfida non facile.
Secondo le stime di The Ocean Cleanup, in mare galleggiano 5.000 miliardi di pezzi di plastica. Un numero impressionante e destinato ad aumentare ancora, tanto che si stima che – entro il 2050 – in mare saranno presenti più pezzi di plastica che pesci.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com