Il Nord del Lazio è una vera miniera di luoghi di grande interesse storico e artistico, il tutto immerso in un bellissimo paesaggio, che pare uscito da un quadro di vedute del ‘700. Sono i luoghi in cui visse il popolo etrusco, le cui tracce si mescolano con le rovine di epoca romana, ma anche di paesi addormentati racchiusi nelle loro mura medioevali, chiese di ogni epoca e stile, un vero tripudio di palazzi rinascimentali e barocchi. Tra questi uno dei più impressionanti e rappresentativi è il Palazzo Farnese della cittadina di Caprarola.
Questo paese, dall’aspetto medioevale, si trova in provincia di Viterbo, a 520 metri s.l.m. sul versante meridionale dei Monti Cimini. È arroccato su di uno sperone di tufo, fatto che ne suggerisce l’origine Etrusca. L’imponente Palazzo Farnese domina sull’abitato da posizione privilegiata. Si erge su di un vasto piazzale terrazzato, posto davanti alla sua facciata principale.
Storia
Il palazzo fu fatto costruire a partire dall’anno 1530 dal Cardinale Alessandro Farnese il Vecchio, che voleva una costruzione con funzioni difensive a protezione di uno dei tanti possedimenti della sua potente famiglia. L’incarico fu dato all’architetto Antonio da Sangallo il Giovane, il quale progettò una rocca pentagonale dai bastioni angolari.
La scomparsa dell’architetto mutò i piani e, nel frattempo, cambiarono anche le necessità dei Farnese. La costruzione fu ripresa soltanto nel 1559 su volere di Alessandro Farnese il Giovane che si affidò all’estro dell’architetto Vignola. Seguendo le mode e le esigenze del periodo, il palazzo non doveva più essere una rocca difensiva. Vignola mutò parzialmente il progetto mantenendo l’originaria pianta pentagonale, dando però vita a un maestoso palazzo rinascimentale. A tale scopo eliminò i bastioni degli angoli e li sostituì con terrazze; all’interno del pentagono realizzò un cortile circolare su due piani su cui si affacciavano arcate, scavò la collina circondando il palazzo di scalinate, fece costruire una strada rettilinea attraverso l’abitato per rendere il palazzo dominante e visibile da lontano. Vignola morì nel 1573 ma per quell’anno il Palazzo poteva considerarsi completato. Per abbellire gli interni furono convocati i migliori artisti dell’epoca, tra i quali il pittore Taddeo Zuccari.
Oggi il Palazzo è proprietà dello Stato Italiano ed è gestito dal Polo Museale del Lazio.
Interni
L’interno visitabile si compone di un piano rialzato con le stanze affrescate da Taddeo Zuccari e altre stanze dette “delle stagioni” affrescate dal Vignola. Sempre creata dal Vignola è la sorprendente “Scala Regia” che collega gli interrati con i piani superiori e gli appartamenti del Cardinale Alessandro Farnese. Si tratta di uno scalone elicoidale sostenuto da trenta doppie colonne in peperino, la volta è impreziosita dagli affreschi di Antonio Tempesta.
Nel palazzo era prevista una zona per l’estate posta a Nord-Est e una zona a Sud-Ovest per l’inverno. Al piano nobile la zona estiva conserva gli affreschi di Taddeo Zuccari, mentre nella zona invernale si sono cimentati gli artisti Jacopo Zanguidi, Raffaellino da Reggio e Giovanni de Vecchi. Una sala denominata dei “Fasti Farnesiani” è interamente dipinta con scene riguardanti la vita dei Farnese. La sala che mi ha più incantato è quella detta del Mappamondo dove le pareti sono interamente affrescate da enormi planisferi opera del pittore Giovanni Antonio da Varese. Si narra che nell’anno 1578 il Papa Gregorio XIII, presente a palazzo per una festa in suo onore, dopo averla vista, commissionò la creazione della Galleria delle Carte Geografiche per i Palazzi Vaticani.
Immancabile coronamento della reggia dei Farnese sono gli “Orti Farnesiani”: si tratta di un classico esempio di giardino tardo-rinascimentale, collegato, mediante un sistema di terrazzamenti e ponti, alla dimora. I lavori per il giardino furono iniziati nel 1565 da Giacomo Del Duca.
La Riserva del Lago di Vico
Dopo i giardini, per restare in ambito naturalistico, a meno di 4 chilometri da Caprarola s’incontra il Lago di Vico che fa parte della Riserva Naturale Regionale omonima, istituita nel 1982 allo scopo di proteggere il lago e il cratere circostante di origine vulcanica. Le pendici del Lago sono coperte di boschi in cui si incontrano esemplari di cerro di notevoli dimensioni, grazie al clima particolare; troviamo anche molti faggi ad una quota più bassa del loro habitat naturale. Ma l’attrattiva principale è l’avifauna che popola il lago e le sue zone paludose. Le canne sulle rive offrono ricovero al germano reale e alla canapiglia che vi nidificano. Anche lo svasso maggiore (simbolo della Riserva Naturale) trova nel folto del canneto un ottimo sito per deporre le uova. Un altro abitatore del canneto è il cannareccione.
Tra gli aironi troviamo il tarabusino e la sgarza ciuffetto. Ovunque sono comunissime le folaghe e le gallinelle d’acqua.
Tra i rapaci, in questa zona del lago è presente una specie tipica dell’ambiente palustre e molto rara in tutta Italia: il falco di palude, che frequenta la Riserva nella stagione invernale.
L’ambiente del giuncheto e dei prati allagati ospita, specie durante i passi, un numero elevato di limicoli come il beccaccino, il voltapietre, la pittima reale, la pettegola, la pantana e la pavoncella.
Insomma ce n’è per tutti i gusti, dai cultori dell’arte ai patiti del birdwatching.