L’ agnello è da secoli considerato il simbolo del sacrificio – tanto nell’Antico quanto nel Nuovo Testamento – e per questo è associato alla morte e alla resurrezione della Pasqua.
Una tradizione che, però, non ha alcun fondamento teologico e che, anzi, è sempre più spesso messa in dubbio dalle gerarchie cattoliche.
La posizione del Papa Emerito Benedetto XVI
A schierarsi contro l’inutile strage degli agnelli a Pasqua fu anche il Papa Emerito Benedetto XVI che, in occasione delle celebrazioni pasquali del 2007, spiegò come il sacrificio dell’ Agnello Pasquale sia da leggersi in una maniera più profonda, dal momento che non era l’animale a essere sacrificato, ma lo stesso Figlio di Dio: «Egli stesso era l’Agnello atteso, quello vero» spiegava Ratzinger.
In seguito a questa precisazione teologica, la stessa posizione è stata accolta e condivisa anche da altri esponenti del clero: Michele Castoro, arcivescovo di San Giovanni Rotondo, dalle pagine di Famiglia Cristiana ha ribadito come la Pasqua non c’entri nulla con la strage di agnelli, cuccioli di poche settimane di vita macellati solo per soddisfare la gola di chi ancora crede che siano simboli immancabili della tavola pasquale.
«Noi come Chiesa crediamo che l’uomo non sia il padrone del creato, ma solo il custode, il quale è chiamato ad amare, a prendersi cura e a promuovere la bellezza e la vita del creato nelle sue diverse forme. Infatti, anche se l’uomo ha ricevuto da Dio il permesso di servirsi di esse, non per questo deve spadroneggiare, mai dimenticando che la terra appartiene a Dio» ha precisato l’arcivescovo.
Compassione verso tutte le forme di vita
La posizione della Chiesa, dunque, appare inequivocabile: perché continuare a perpetrare un’inutile strage che stride con la gioia della celebrazione della vita?
Anche i numeri mostrano come il consumo di carne d’agnello – un tempo binomio imprescindibile della Pasqua – sia in netta flessione: secondo i dati Istat, nel 2009 furono oltre 5milioni gli agnelli macellati mentre, nel 2015, solo 2,2 milioni. Un calo di oltre il 55%, che indica una netta inversione di tendenza nei consumi degli italiani.
riproduzione consentita con link a originale e citazione fonte: rivistanatura.com