I casi di cronaca sono drammatici: sono tanti gli animali che arrivano quotidianamente nei Centri Recupero della LIPU, feriti, offesi, uccisi dall’insensatezza del bracconaggio. Il bracconaggio ruba vite preziose, ruba natura preziosa.
Ogni anno 25 milioni di uccelli perdono la vita durante la migrazione tra l’Africa e l’Europa a causa del bracconaggio.
Per combattere questa attività criminale, la Lipu sta facendo una grande raccolta firme per chiedere al Governo di punire con pene certe e più severe contro il bracconaggio e di rafforzare la vigilanza sul territorio, oggi troppo debole.
E chiede che, come provvedimento di dissuasione, la caccia sia fermata dovunque accada un atto di bracconaggio.
PUOI SOTTOSCRIVERE LA PETIZIONE QUI
Cos’è il bracconaggio?
Il termine che indica la caccia di frodo, ovvero l’esercizio dell’attività venatoria in violazione della legge vigente.
In Italia, la legge che regolamenta la caccia è principalmente la legge nazionale 157/92, che recepisce la Direttiva comunitaria “Uccelli” e prevede una serie di divieti e obblighi a cui i cacciatori sono tenuti attenersi.
Alle regole della legge 157 vanno affiancate, tra le altre, quelle previste dalla legge sulle aree protette (394/91), sulla rete Natura 2000 (Decreto n. 184/2007 del Ministero dell’Ambiente) e le leggi di recepimento regionale.
Violare le norme e le regole stabilite da questi riferimenti normativi significa fare bracconaggio, essere un bracconiere. Bracconiere è chi spara a specie protette, chi caccia in tempi o in aree di divieto, chi caccia con modalità e mezzi vietati, chi cattura illegalmente gli uccelli e gli altri animali protetti.
«Il bracconaggio sugli uccelli selvatici è una guerra unilaterale combattuta contro una popolazione inerme. Una guerra asimetrica, che vede da un lato i bunker, le armi potenti, gli strumenti più tecnologici (o quelli più antichi e brutali) e dall’altro i canti, i voli, i colori, la semplice voglia di vivere. È una guerra doppiamente vile, perché spesso esercitata su animali che, al termine del viaggio della migrazione, hanno consumato quasi tutte le riserve di grasso e sono ormai stremati. Bersagli facili, vittime designate».
Danilo Selvaggi, Direttore generale Lipu – BirdLife Italia
I numeri del bracconaggio in Italia
Il bracconaggio in Italia è ancora una realtà preoccupante. Cicogne, gru, rapaci, lupi, tutte specie particolarmente protette, cadono vittima dei bracconieri, dei fucili, delle trappole, dei bocconi avvelenati.
Ma fra le vittime del bracconaggio si contano anche specie che, pur non godendo di particolari regimi di protezione, sono oggetto di episodi di bracconaggio, come per esempio le centinaia di fringillidi commerciati illegalmente, oppure le centinaia di quaglie e tortore che in primavera, di ritorno dall’Africa verso i luoghi di riproduzione, sono abbattute dai bracconieri nelle isole del basso Tirreno. O ancora i tanti passeriformi catturati in Sardegna.
Il bracconaggio, oltre alle motivazioni socio-culturali, resiste per ragioni precise. In primo luogo, una notevole carenza di controlli. Inoltre, le pene previste sono leggere e prevedono quasi tutte l’oblazione, cioè la possibilità di estinguere la pena con il semplice pagamento di una multa.
Illegal killing nel Mediterraneo
Ecco come sono divise le responsabilità per i 25 milioni di uccelli uccisi illegalmente ogni anno nel bacino del Mediterraneo:
- Egitto 23,9%
- Italia 23,7%
- Siria 16,3%
- Libano 10,9%
- Cipro 9,7%
- Grecia 3,0%
- Francia 2,2%
- Croazia 2,1%
- Albania 1,1%
- Altri 7,1%
(Fonte: “The Killing Report” – BirdLife International 2015)
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