Una vasta organizzazione criminale, radicata sul territorio calabrese ma con forti collegamenti all’estero, dove erano diretti gli uccelli catturati illegalmente.
Il Tribunale di Reggio Calabria ha reso nota la sentenza emessa lo scorso 21 dicembre, in sede di giudizio abbreviato, che chiude il primo grado di giudizio a carico di otto persone accusate di far parte di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico illecito di specie protette di avifauna, catturate con lo scopo di alimentare il mercato illegale dei richiami vivi e del commercio di specie morte.
Le catture destinate al mercato nero
Secondo quanto emerso, il sistema criminale di bracconieri operante in Calabria consentiva di catturare, per ogni postazione, non meno di 200/300 esemplari al giorno. Una cifra considerevole, se sit iene conto che sul mercato nero ciascun volatile ha un valore compreso tra i 25 e i 100 Euro, cifre variabili a seconda della specie.
Un Cardellino, ad esempio, è stato venduto fino ad 50 Euro, il prezzo del Verdone oscillava tra i 25 ai 50 Euro; un Frosone poteva fruttare dai 60 ai 100 Euro mentre un Verzellino dai 25 ai 50 Euro.
Pene fino a 3 anni
I reati per i quali gli imputati sono stati condannati (associazione a delinquere, maltrattamento di animali e ricettazione, compiuti in modo massivo e in violazione della normativa) rappresentano una grave minaccia alla biodiversità mentre l’alterazione delle relazioni esistenti tra le specie viventi e i loro habitat, causata dall’attività illecita, oltre a costituire un pericolo per l’equilibrio dell’ecosistema, comporta un danno incalcolabile al patrimonio ambientale.
L’avvocato Angelo Calzone, difensore del WWF Italia – che si era costituita parte civile nel processo – ha espresso piena soddisfazione per le severe condanne inflitte agli imputati, che hanno ricevuto pene, in alcuni casi, superiori a tre anni e fino a 6mila Euro di multa.
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