Pernottare due notti consecutive in uno dei paesini apparentemente più insignificanti della Cambogia può sembrare una scelta piuttosto irrazionale, se non addirittura una totale perdita di tempo.
Senza menzionare la struttura fatiscente che mi ha ospitato e che solo grazie alla benevolenza di qualche divinità locale è ancora in grado di sorreggersi in piedi. Si tratta però di una decisione voluta (non quelle dell’”hotel”, purtroppo obbligata) e non di una soluzione d’emergenza come spesso accade in viaggio.
Spesso, durante i miei viaggi, dedico qualche giorno a un luogo totalmente estraneo ai circuiti turistici.
Se le guide che tutti portano in viaggio risultano ormai essenziali (per qualcuno vitali) per definire gli itinerari e non rischiare di perdere i luoghi più popolari da visitare, allo stesso modo possono essere utilizzate per lo scopo inverso.
È, infatti, sufficiente fermarsi in una località non indicata nelle guide per trovare genuinità e evitare i flussi turistici. Ci si rende immediatamente conto che il rapporto con la gente ha un altro sapore. In un attimo il turista diventa viaggiatore, a volte addirittura esploratore, viene osservato con curiosità, con sospetto. Gli sguardi sono quelli di chi si chiede: «Perché è qui? Cosa c’è da vedere? Cos’hanno scoperto?». Si tratta di uno degli aspetti che maggiormente mi appassiona del viaggio: sentirmi un po’ straniero, cosa che non potrà mai più accadere nei luoghi più famosi del Pianeta, come ad esempio al grandioso sito archeologico di Angkor a qualche centinaio di chilometri da dove mi trovo ora.
Il cuore pulsante di ogni centro abitato di qualsiasi parte del Pianeta è indubbiamente il mercato, e la situazione si amplifica quando il mercato si trova in un paesino conosciuto. Tra il caos della gente si respira un’atmosfera unica, autentica; tutti sono impegnati a soddisfare le proprie esigenze senza badare a ciò che li circonda, sia chi vende che chi compra.
L’atteggiamento concentrato, e allo stesso tempo disinvolto, della gente che si muove tra i prodotti esposti e le bancarelle si trasforma in uno scenario dinamico, armonioso ricco di colori, luci e ombre. È sufficiente fermarsi a osservare per diventare invisibili e cogliere l’essenza di ogni istante.
Lascio la camera e mi dirigo verso il porto sul fiume. Mi fermo a osservare un pescatore che con gesto ritmato ed elegante lancia dal pontile la sua rete che prima di cadere in acqua si trasforma in una grande semisfera. Intanto alcuni bambini che giocavano sulla riva iniziano a rincorrersi in cerchio avvicinandosi sempre più a me, evidentemente incuriositi dalla mia presenza. Gli sorrido, scatto qualche foto, loro si fermano, mi osservano, li invito ad avvicinassi a guardare lo scatto. Ridono, poi si mettono in posa per un altro scatto e scappano nuovamente verso la riva.
Seguo il fiume, incontro altri pescatori che rientrano con le loro barche e i loro preziosi carchi. Continuo a girovagare senza fretta, consapevole del fatto che presto troverò ciò che sto cercando.
Mi addentro tra vicoli stretti e ripidi e case dai muri che non verranno mai intonacati. Gli unici abitanti sembrano essere i cani e i gatti che spuntano al mio arrivo da ogni finestra. Giro a destra, poi dritto, poi nuovamente a destra e a sinistra, facendo il possibile per perdermi.
Ecco la prima bancarella. La signora seduta direttamente sul bancale in legno accanto alla sua bilancia, in evidente attesa di un nuovo acquirente, si volta verso me. Probabilmente spera che sia io il suo prossimo cliente interessato a portarsi a casa uno di quei grossi pezzi di carne appesi alla struttura dell’ombrellone. Ricambio il sorriso e mostrando la macchina fotografica le faccio capire che vorrei solo scattare una foto. Lei ride timidamente e con una mano si copre una parte del volto. Poi assume una posa fiera e si lascia ritrarre tra le sue carni. Le porgo la macchina fotografica perché possa vedere lo scatto. Lei chiama i suoi amici e con l’innocente vanità di una ragazzina mostra il risultato.
I sorrisi e i commenti si sovrappongono, poi qualcuno mi inviata a fotografare anche la sua attività. Inizio così a collezionare immagini di bancarelle di vestiti, scarpe, cappelli, telefonini, ombrelli, pesce, frutta, verdura, ecc.
Tutti intorno a me sembrano divertirsi e mi accolgono con una sorta di passaparola che mi fa raggiungere lentamente il lato opposto della via. Mi sento in armonia con tutto ciò che mi circonda, forse nel mio habitat naturale, dove per comunicare non serve altro che un semplice sguardo.
Il momento dello scatto
Adoro i mercati, ovunque essi siano. Gli spunti per fotografare sono infiniti. Si può tornare cento volte nello steso mercato e ottenere risultati sempre diversi. Non sono foto facili, spesso a causa del sole che penetra tra i tendoni il contrasto tra luci e ombre è troppo netto e il rischio è di ottenere immagini poco leggibili.
In queste situazioni cerco solitamente un’area con zone di luce equilibrata e costante (possono essere maggiormente in ombra o maggiormente illuminate dal sole), scelgo quindi un’inquadratura e attendo pazientemente che qualcosa accada. Raramente si attende molto, il mercato è un continuo fermento di azioni che si susseguono e si ripetono.
Nel caso di questa foto, restai attratto inizialmente dal colore rosso delle camicette delle tre donne, poi dal verde (colore complementare al rosso) delle banane che dominava lo sfondo e dalla diagonale creata dalle due amache.
Cercai un’impostazione che mi assicurasse una velocità di scatto sufficientemente rapida da evitare l’effetto mosso (1/25 di sec. sono sufficienti quando si scatta con una lunghezza focale di 17 mm), mantenendo una sensibilità del sensore (ISO) non troppo elevata. L’impostazione piuttosto aperta del diaframma avrebbe fatto risaltare ulteriormente la donna in primo piano.
Dati tecnici
- Data: 31/12/2015
- Corpo macchina: Nikon D3s
- Obiettivo: Nikkor 17/35 f2,8
- Lunghezza focale al momento dello scatto: 17 mm
- Apertura diaframma: F 6,2
- Tempo otturatore: 1/25 sec.
- Compensazione esposizione: 0
- Sensibilità sensore: ISO 800
- Modo di ripresa: A (priorità di diaframmi)
VIAGGI FOTOGRAFICI di Davide Pianezze:
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