Il giudice ecuadoregno Alexandra Arroyo, ha emesso la sentenza per i pescatori della nave cinese Fu Yuan Yu Leng 999, trovata con a bordo oltre 6.600 squali – la cui maggioranza apparteneva a specie protette – mentre navigava nelle acque protette delle Isole Galapagos.
Una sentenza esemplare, come riferito da Sea Shepherd che ha seguito da vicino la battaglia favore del mare, e che è stata rapida e senza ripensamenti, emessa in soli 3 giorni.
In aggiunta alla multa di 5 milioni di dollari da pagare al Parco Nazionale delle Galapagos, il capitano dell’imbarcazione è stato condannato a quattro anni di reclusione per aver commesso un crimine ambientale aggravato. A pagare le conseguenze delle proprie azioni non è stato solo il capitano, ma tutti i pescatori presenti sull’imbarcazione che hanno ottenuto da 1 a 3 anni di reclusione ciascuno.
La ricchezza unica delle Galapagos
La riserva marina delle Galapagos che racchiude un’area di 138.000 chilometri quadrati, è un santuario per gli squali, designato dall’UNESCO come World Heritage Site.
Oltre 27.000 persone vivono sulle 19 isole – uniche per la loro ricchezza di flora e fauna – che si trovano a circa 1.000 chilometri dalla costa dell’Ecuador e sono state anche uno dei punti di partenza degli studi sull’evoluzione di Charles Darwin.
Mano pesante contro i crimini ambientali
Il ministro dell’ambiente dell’Ecuador, Tarcisio Granizo, appresa la notizia, aveva subito anticipato che non vi sarebbe stata nessuna tolleranza per i crimini ambientali di questo genere.
D’altra parte, la popolazione delle isole Galapagos ha sottolineato il fatto che appena al di fuori dell’area marina protetta ci sono circa 300 navi cinesi che pescano indisturbate nelle acque internazionali.
Provvedimenti del genere sono certamente importanti anche se, purtroppo, solo il 2,09% dei mari gode di qualche forma di protezione dai crimini ambientali.
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