Con una popolazione mondiale che raggiungerà i 10 miliardi di abitanti nel 2050, «la terra da sola non basta a nutrirci, abbiamo bisogno di sfruttare anche la produzione alimentare delle risorse acquatiche. Ma dobbiamo farlo senza compromettere la salute di oceani e fiumi, e migliorando le condizioni sociali di quanti dipendono dalla pesca, che spesso sono proprio i più poveri della società” ha dichiarato il Direttore Generale della FAO, Qu Dongyu, a conclusione del Simposio internazionale sulla Sostenibilità della Pesca tenutosi a Roma.
La pesca è a un importante crocevia
In media, una persona consuma ogni anno 20,3 chilogrammi di proteine di prima qualità e micronutrienti essenziali dal pesce. A livello globale, più di una persona su dieci dipende dalla pesca per guadagnarsi da vivere e nutrire le proprie famiglie.
Lo stato dei mari è, però, fonte di grave preoccupazione a causa dell’inquinamento da plastica, dagli effetti del cambiamento climatico, del degrado degli habitat e della pesca eccessiva.
Occorre una nuova visione per il settore nel XXI secolo. Uno stock ittico marino su tre è sovrasfruttato – rispetto a soli uno su dieci di circa 40 anni fa – mentre la crescita della domanda di pesce d’acqua dolce sta colpendo duramente la sostenibilità della pesca nelle acque interne.
Divario crescente
La FAO ha notato una tendenza pericolosa: se nei Paesi sviluppati la pesca è sempre più sostenibile, ricostruendo gli stock e migliorando le condizioni di coloro che lavorano nel settore, la pesca nelle regioni in via di sviluppo non sta migliorando altrettanto rapidamente e si sta creando un pericoloso divario di sostenibilità tra le due parti del Mondo.
Per rendere la pesca più sostenibile, la FAO ha proposto una soluzione in tre punti:
- investire in programmi di sostenibilità per le acque marine e le acque dolci;
- investire nella crescita sostenibile delle attività in mare. L’iniziativa Blue Growth (Crescita blu) della FAO si basa sull’equilibrio tra principi ecologici, sociali ed economici. Lo sviluppo di settori come l’acquacoltura è una doppia vittoria per il nostro Pianeta;
- garantire che adeguate misure di tutela siano abbinate a una gestione del settore più efficace, anche per quanto riguarda il problema degli sprechi alimentari nell’industria ittica.
Contrastare la pesca illegale
La FAO lavora in stretto contatto con governi, partner internazionali e operatori del settore per contrastare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata e garantire la tutela dei diritti dei pescatori.
Per porre sotto controllo la pesca illegale, la FAO ha lanciato un appello ai Paesi che ancora non l’hanno fatto di firmare l’Accordo sulle misure dello Stato di Approdo (PSMA). E si appellato anche ai consumatori perché richiedano rassicurazioni da parte di ristoratori e supermercati che il pesce acquistato non sia frutto di furto.