Negli ultimi anni, i pescatori del Mediterraneo hanno iniziato a preoccuparsi per il loro futuro. Le popolazioni locali di pesci e crostacei, la loro fonte di sostentamento, sono state duramente colpite dalla pesca eccessiva e dai cambiamenti climatici.
Da anni, la FAO raccomanda l’adozione di un nuovo approccio nella gestione delle preziose risorse marine del Mediterraneo, al fine di preservare gli stock ittici e altre risorse che garantiscono la sopravvivenza di centinaia di migliaia di persone.
Attraverso la Commissione generale per la pesca nel Mediterraneo (GFCM) e una rete di progetti sul campo, come AdriaMed (nel Mare Adriatico) e MedSudMed (nel Mediterraneo centrale), la FAO ha intrapreso una serie di iniziative per la promozione della pesca sostenibile nel Mar Mediterraneo.
Secondo il rapporto “Stato della pesca nel Mediterraneo e nel Mar Nero 2020” della GFCM (scarica qui il documento), il 75% degli stock ittici ha risentito di uno sfruttamento eccessivo della pesca.
«Vogliamo avere la certezza che i pesci si riproducano prima di essere catturati, perché questo è fondamentale per la sostenibilità della pesca sul lungo periodo» sostiene Elisabetta Betulla Morello, funzionario FAO per le risorse ittiche presso la GFCM.
Un problema transnazionale
Gestire la pesca è un compito complesso poiché molte specie acquatiche si spostano attraverso i confini internazionali, soprattutto in risposta ai cambiamenti climatici. Per questo è importante la collaborazione internazionale, come nel caso di Croazia e Italia che, dopo 15 anni di studi e di consultazioni di carattere scientifico, hanno firmato un accordo bilaterale per proteggere gli stock ittici e i loro habitat nell’Adriatico settentrionale. I Paesi membri della GFCM hanno istituito, nel 2017, una zona di pesca regolamentata (ZPR). Quest’area, ora divenuta permanente, è riconosciuta in tutta la regione come un modello di cooperazione e di gestione efficiente del territorio. L’area abbraccia le acque circostanti l’isola vulcanica di Pomo (Jabuka), una zona di interdizione della pesca di 1.400 chilometri quadrati, che è diventata territorio di riproduzione del nasello comune e dello scampo.
Un altro esempio viene dal sud del Mediterraneo, dove Italia, Libia, Malta e Tunisia storicamente si contendono le risorse marine. Con il sostegno del progetto MedSudMed, negli ultimi anni questi Paesi hanno collaborato per raccogliere informazioni e utilizzare criteri comuni, operando con la GFCM per potenziare le misure di gestione comuni plurinazionali del Mediterraneo per la pesca con reti a strascico e la protezione delle aree di pesca vulnerabili.
In totale, quasi 1,8 milioni di chilometri quadrati di habitat marini sono oggi protetti da 10 ZPR create dalla GFCM nel Mediterraneo e nel Mar Nero.
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