Un video shock, girato per la prima volta in uno stabilimento italiano, e che apre gli occhi sulla triste realtà degli allevamenti intensivi.
Le immagini sono state girate da Ambra, attivista dell’associazione Essere Animali: assunta per un mese in uno dei più grandi allevamenti di polli del nostro Paese ha filmato, grazie a una telecamera nascosta, l’orrore che si cela dietro al mercato della carne bianca.
Catena di montaggio spietata
Quello che emerge dalle immagini girate in fabbrica è una catena di montaggio meccanizzata dove si presta poca o nessuna attenzione alla vita degli animali, maneggiati come cose.
La schiusa delle uova avviene in forni a temperatura controllata. Durante il loro primo giorno di vita i pulcini vengo gettati sopra rulli industriali; vengono poi separati in base al sesso e vaccinati. A migliaia rimangono incastrati nei nastri e muoiono, ma i ritmi frenetici degli impianti non permettono alle operaie di prestar loro alcuna cura. Gli animali deboli o feriti vengono gettati in un maceratore dove saranno poi tritati ancora vivi.
Per chi sopravvive a questa prima fase si aprono i cancelli degli allevamenti intensivi. Qui i pulcini resteranno non più di 40 giorni, il tempo sufficiente per crescere e andare al macello.
«Non dimenticherò mai gli odori, il rumore assordante di quella vera e propria fabbrica, la sofferenza inascoltata dei pulcini, mentre cercavano una salvezza impossibile. Ho dovuto toccarli, strattonarli, trattarli come merce senza mai rompere la barriera che ci separava mentre la mia empatia urlava – ha spiegato Ambra, l’attivista che ha lavorato sotto copertura -. In quel sistema la loro vita non vale nulla. Ma so che al di fuori, chi vedrà questo video troverà inaccettabile quanto accade a milioni di pulcini».
Carne di pollo sempre più consumata
La pratica di tritare vivi i pulcini maschi era stata filmata spesso in altri stabilimenti per l’allevamento di galline ovaiole, ma mai in un allevamento intensivo italiano di polli da carne.
Nello stabilimento al centro dell’inchiesta si lavora a ritmo incessante e nascono fino a un milione di pulcini a settimana. D’altra parte la carne di pollo è la preferita dagli italiani: si stima, infatti, che il consumo pro capite si attesti attorno ai 15,33 chilogrammi l’anno. «Fino a quando questa richiesta rimarrà tale servirà un sistema di produzione industriale fatto di allevamenti intensivi e incubatoio, in cui non c’è alcuno spazio per la pietà nei confronti degli animali», ha rimarcato l’associazione.
La petizione per dire basta
Il primo passo per fermare questi soprusi ai danni degli animali è un cambio di rotta nei consumi alimentari, riducendo il consumo di carne e prediligendo prodotti provenienti da allevamenti non intensivi.
Intanto, per chiedere più dignità per la vita di questi piccoli animali è stata lanciata una petizione indirizzata al Ministero delle Politiche Agricole, Forestali e Alimentari con la richiesta dello stop dei finanziamenti agli allevamenti intensivi.
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